Omelie
Omelia di don Attilio del 28 maggio 2023 - Pentecoste
I discepoli sono chiusi in casa per timore dei giudei. Il sentimento dominante è la paura insieme alla confusione, alla tristezza, al dolore per tutto quello che è accaduto. Venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!».
Gesù viene e si mette al centro, togliendo i sentimenti negativi che occupavano la mente e il cuore dei discepoli. Nessun rimprovero, nessuna condanna verso gli apostoli che lo hanno abbandonato e lasciato solo, pensando ciascuno a salvare sé stesso. Invece, un saluto di pace che è “dono della pace”, è tu come perdono. È quella pace che Gesù aveva lasciato come promessa nell’ultima cena e che sarebbe stata frutto della sua pasqua.
Gesù mostra le mani e il costato trafitti e allora i discepoli gioiscono al vedere il Signore. Anche questo aveva promesso, l’avrebbero rivisto e la loro tristezza sarebbe cambiata in una gioia che nessuno avrebbe potuto togliere. Quanto è importante il fatto che il Signore mostri il suo corpo ferito! Non è solo conferma della sua identità, del suo essere vivo con i segni della passione ma ancor più ricordo del suo amore fedele, fino alla fine.
Gesù ripete una seconda volta il saluto di pace e lo unisce ad un mandato: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Ma da soli gli apostoli non potrebbero fare nulla, ci vuole lo Spirito Santo. Detto questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”: gli apostoli sono mandati a trasmettere il perdono di Dio.
Giovanni vede il dono dello Spirito come dono del perdono, della riconciliazione e della pace acquistati per noi dal Signore con la sua pasqua. Il dono dello Spirito nel Cenacolo è stato un evento speciale ma non unico; si è ripetuto e si ripete nel tempo della Chiesa perché Il Signore continua a inviare il suo Spirito, che insegna, ricorda, guida l’annuncio del Vangelo.
Don Attilio Zanderigo