Omelie

Omelia di don Attilio del 25 aprile 2021 - Pasqua V

“Io sono il buon pastore”. Gesù è molto realista: la stragrande maggioranza delle persone ama, ma facendo dei calcoli. È istintivo che sia così: prima pensiamo a proteggere noi stessi e i nostri interessi, poi quelli delle persone che amiamo e poi gli altri.

Il mercenario, davanti ad un pericolo, ai lupi che assalgono il gregge, ad esempio, fugge. Non è questa la solitudine che ci spaventa? Non abbiamo forse il desiderio di essere accuditi e protetti da qualcuno che si occupi di noi senza averne un tornaconto? A chi sto davvero a cuore?

E Gesù risponde: a me stai a cuore. Gesù ci ama  senza condizioni. Ma, attenzione, il suo è un amore libero ed esigente che rende liberi ed esigenti. Sì perché, di questi tempi, la notizia che Gesù ci ama, spesso viene interpretata in maniera infantile. Dio mi vuole bene a prescindere (ed è vero), quindi chi se ne importa di ciò che faccio (e non è vero).

Chi ama davvero una persona tiene a lei e alla sua felicità e se vede che si distrugge ne soffre terribilmente. Dio ci ama perché cresciamo, maturiamo. Va a cercare la pecora smarrita ma perché la smetta di fuggire e impari ad amare il gregge. Gesù è il buon pastore e dà la sua vita per noi: siamo amati seriamente per imparare ad amare seriamente.

Oggi la Chiesa prega per le vocazioni sacerdotali. Per avere dei preti che, come Gesù, abbiano capito chi sono e abbiano deciso di donarsi senza egoismi e senza farsi distruggere. Preghiamo perché sia così, agiamo per renderlo possibile. Seguiamo il Pastore che ci ama e ci insegna da amare.

don Attilio Zanderigo