Omelie

Omelia del 7 dicembre 2014 - Avvento II (Anno B)

Cosa fanno i neonati, oltre a chiedere con alte grida il latte, per crescere a vista d’occhio? Muovendo manine, piedini e, vivacissimi, gli occhi, chiedono di crescere e di intraprendere la loro strada.

Cosa si augurano i genitori? Che il loro figlio, che amano più di se stressi, cresca sano, felice, buono e ben presto possa camminare da solo. Sanno che la vita è un viaggio e vorrebbero, con tutte le loro forze, che quel cammino sia il più sereno possibile, fatto di scelte giuste e mai preda di malattie, di conflitti, di lutti o di esperienze sbagliate.

Se così avvenisse, e per i genitori e per il loro figlio, la vita dell’al di qua sarebbe la più bella, anche se pallida profezia di quello che lo aspetterà, con la rinascita, dopo che la morte lo ha seminato nell’utero della divina maternità. Questa affermazione non la inventa un giocoliere spericolato. Ce lo dice Dio stesso attraverso mille canali. Uno lo abbiamo appena sentito.

Per mezzo del grande Isaia Dio ci comanda di dire forte: “Consolate il mio popolo. La sua tribolazione è compiuta. La sua colpa è scontata. Ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati…Tu che annunzi liete notizie… alza la tua voce con forza…”.

Noi, i neonati del nuovo anno di grazia, non dobbiamo crescere con la paura di Dio, facendo del nostro futuro un interrogativo: “Cosa mi succederà, visto che sono un peccatore?”. Con un argentino suono di tromba, nel concerto di questa domenica, entra il gioioso appello di Pietro. Quando annunciava Gesù Cristo il figlio di Dio, pur  molto esigente nei suoi messaggi, Pietro concludeva così la sua catechesi: “Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa”:

Quale promessa?  E’ perentoria! Eccola: “Egli non vuole che alcuno si perda”. La nostra non è la religione della paura, ma della speranza certa, che non delude come quella  fondata sulle ricchezze, sul potere, sui paradisi fiscali, sulle droghe, sul fumo, sull’alcol, sull’abuso del sesso, sulle bugie…Ma, perché si avveri per ognuno di noi quella speciale reincarnazione a figli di Dio, dopo la nostra morte corporale, è necessario non sbagliare volontariamente strada. 

Se per disgrazia, ci capitasse di sbagliare strada, se ci fosse il ravvedimento, non deve imperare la logica del castigo per il castigo, ma di una convalescenza penitenziale, richiesta,dopo l’intervento, dal divino chirurgo che estirpa, dalla coscienza del vero pentito, la colpa, ogni colpa e con il proposito di non ricadere. Il proposito sia sincero ed umile. L’esperienza, infatti, ci dice che l’innocenza perfetta non è di questa vita, eccetto che per Gesù e sua madre Maria. Dei mille messaggi che questa domenica lancia, quale fare nostro? Dopo aver sentito il Battista dire: “Preparate la via del Signore. Egli viene e…vi battezzerà in Spirito Santo, con gioia diciamo: “Andiamogli incontro!”. Ed ancora: “Vieni Signore Gesù!”

don Rinaldo Sommacal