Omelie
Omelia del 16 novembre 2014 - Domenica XXXIII per Anno (A)
Un messaggio forte, inaspettato, anche rivoluzionario, giunge dal libro del ‘Proverbi’ (A.T.) ed irrompe nella nostra assemblea, per rimanervi come un dono. Riascoltiamolo: “La donna forte… è ben superiore, come valore, alle sue perle”.
E’ Parola di Dio e come tale la dobbiamo accogliere e interrogare. Come mai la Bibbia, per di più dell’antica alleanza, eleva un canto così deciso ed anticonformista in favore della donna? Come mai siamo così in ritardo per capirla? La religione non è, forse, ancora accusata di essere maschilista? La donna non fu e non è spesso ridotta ed abusata come merce? Non fu sempre considerata come creatura inferiore all’uomo? Non fu spesso usata come tappeto su cui poteva camminare la stirpe eletta, cioè l’uomo?
Se questo è avvenuto e continua in parte ad avvenire, anche entro culture che si dicono evolute, compresa quella cristiana, non è certamente il progetto e la volontà di Dio, che ha creato l’uomo: maschio e femmina. La Parola di Dio pone sopra la scala dei valori proprio questa creatura discussa, spesso abusata, umiliata, anche violentata dalla libidine altrui e vittima della sua vanità.
L’uomo non può e non deve considerare la donna inferiore a lui, magari anche di un solo gradino. Se lo fa e chi lo fa, si auto degrada.
Continua il libro dei Proverbi: “In lei confida il cuore del marito” che ricambia rivestendola di rispetto, di onore, di amore.
Ma, nel lodare la donna forte, la Parola di Dio non umilia affatto l’uomo. Tutt’altro! Nella svelare e lodare la donna forte, Dio non abbassa, ma innalza l’uomo, pari dignità nella complementarietà.
Infine ‘Proverbi’ non tralascia di lanciare una frecciatina alla donna che trasborda. Dice: “E’ si da lodare la donna che teme Dio, ma non la donna che divinizza la sua fugace bellezza.". Parole queste che sono altrettanti divini fasci di luce. Ai Tessalonicesi Paolo, infallibile interprete della Parola di Dio di sempre e su tutto, afferma: “Voi non siete nelle tenebre”.
A noi chiederci: “Sappiamo lasciarci avvolgere dalla inesauribile e gratuita luce che viene a noi da preziose ed innumerevoli fonti, oppure zittiamo la nostra coscienza per non vedere e giustificare le nostre pecche, siano esse maschili che femminili, sacerdotali che laicali…?” Ci dice Paolo: “Noi non apparteniamo alla notte". Vigilate dunque e siate sobri”.
Quale sarà il giudizio finale che non ci daremo noi, ma che verrà dal giudice infallibile, ben più misericordioso di noi? Gesù è magnanimo con quanti cercano di essere contemporaneamente muratori e mattoni di quel progetto che si chiama ‘vita vissuta’. Ma è decisamente severo con chi, ricevuto tutto gratuitamente, con scuse estremamente negative, sottrae quanto avrebbe dovuto dare per il bene comune, visto che ci è stata data la vita perche sia investita.
don Rinaldo Sommacal