Omelie

Omelia del 5 ottobre 2014 - Domenica XXVII per Anno (A)

La liturgia della Parola oggi apre con un grido, consegnato e trasmesso dal principe dei profeti veterotestamentari: Isaia. Riudiamolo: “Cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto?”. Chi ha il coraggio di imprecare con tanta forza ed autorità contro la sua vigna? Non un agricoltore qualsiasi, ma il Padrone della vigna ed il Datore di lavoro ai contadini. 

Nel Nuovo Testamento Gli fa eco Gesù. A Gesù poniamo alcune domande su questo Padrone così esigente, così offeso e così vendicativo. Gli chiediamo: “Per quale motivo, con gelosia, Tu ed Isaia parlate della vigna quasi fosse la vostra promessa sposa?" Solo un innamorato può permettersi parole come queste”.

Ed ecco la risposta: “Canterò …il mio cantico d’amore per la mia vigna”. “L’ho dissodata…Vi ho piantato viti pregiate… vi ho scavato un tino ed una torre…” ecc. Si chiede: “Cosa potevo fare ancora di più?” Risponde a se stesso prima che a noi: “Per la mia vigna ho fatto ben di più di quello che potrebbe fare un qualsiasi mortale”. E noi rispondiamo: Ci hai convinto. Quell’agricoltore, che non è un qualsiasi contadinello, rivestito di limiti, ha adornato la vigna come fosse la sua promessa sposa.

Tu Gesù completi la parabola di Isaia con altrettanta severità. Rivesti di doni e privilegi la tua amata, le giuri eterna fedeltà, ma anche gliela chiedi. La identifichi a te stesso. Ti affidi a lei come fosse la vostra stanza nunziale. A lei adornarla, con intuito femminile. 

Il promesso sposo, prima delle nozze deve fare un viaggio di lavoro. Ritorna con l’ebbrezza di chi sente di essere atteso con inni e cantici e con le primizie del lavoro. Invece no. Ha sentore di complotto. I vignaiuoli tramano per impossessarsi della vigna, fino ad arrivare ai più orrendi tradimenti: mettono a morte i messaggeri del Padrone; infine uccidendo suo figlio, il promesso Sposo della vigna. Terribile fu la vendetta del Padrone contro la sua infedele vigna.

Ora ci facciamo qualche domanda scontata. Chi è il padrone della vigna? Dio in persona. Chi è la vigna? Tutto il creato, messo nelle mani  dell’uomo, nelle nostre mani. Chi è il figlio, l’erede, il promesso sposo, ucciso? E’ Gesù. La parabola di Isaia e Gesù profetizzano l’intera vicenda umana di ogni tempo, di ogni luogo, di ogni condizione, spesso infedele. La nostra sensibilità, a questo punto, è portata più a rimproverare il  Padrone anziché stigmatizzare il comportamento dei vignaiuoli traditori ed assassini. Ma da cristiani adulti, cerchiamo  ora di dare il giusto significato alle due parabole in fotocopia. 

La vigna così preziosa e bella è l’intero creato. Se la vigna sono tutte le creature, la vite siamo noi,scelti a diventare famiglia di Dio attraverso l’incarnazione del Figlio di Dio. Ora tutto è chiaro. Lasciamoci interrogare. Ognuno di noi tiri le sue personali considerazioni.

don Rinaldo Sommacal