Omelie

Omelia del 28 settembre 2014 - Domenica XXVI per Anno (A)

Stimolato da questa strana pagina del Vangelo, mi sono detto: “Oggi griderò dal pulpito contro quelli che dicono di fare e non fanno”. Con tutte le mie forze ho cercato di stilare un elenco di quanti, persone singole, gruppi, comunità, forze di pensiero e di comando, lavoratori e no, giovani, adulti, anziani…, che, secondo me, sono simili al secondo figlio. Disse “Vado”, ma non ci andò. 

Ho interrogato la mia fragile memoria. Più innestavo la retromarcia, andando alla ricerca degli apparenti buoni operai, ma effettivamente lavativi, oziosi, parassiti, imbroglioni, capaci di distogliere altri con fasulle e bugiarde promesse; più vedevo il numero dei fuggiaschi diminuire e sentivo gli occhi di Gesù, il Buon Pastore, puntati su di me. Ho dovuto concentrarmi, riflettere e analizzare la mia lunga stagione in cui il Padrone del campo mi ha inviato a coltivare la sua vigna, cioè le varie comunità che mi sono state affidate, una delle quali mi sta ora davanti, mi ascolta docilmente e mi sa compatire e giustificare.

Quando il Signore, attraverso la cura pastorale del mio parroco di allora, mi rivolse la domanda: “Vorresti farti prete?”, senza sapere esattamente cosa voleva dire veramente, io, ancora bambino, risposi: “SI!” Quel ‘vorresti’ detto allora da don Paolo, vero pastore del gregge, lo sento oggi ancora vivo più che mai. Cosa risposi allora? Cosa rispondo oggi, dopo, la sequela degli eventi, degli anni, dei mutamenti? Non ho dubbi: risposi e rispondo ‘eccomi’.   

Posso allora cantare vittoria, vantarmi davanti al Padrone della vigna, che, non solo chiama, ma si mette, vanga in mano, alla testa degli operai e li paga a fine giornata lavorativa, dicendoci: “Vedete quanti frutti ha dato il nostro, il vostro lavoro? Tu, continua così!”. Oggi non a voi, ma a me devo chiedere:“E’ vero tutto questo?” Posso rispondere: “In parte ‘SI’ è vero. Sì, sono andato nel campo, a differenza del fratello che disse ‘sì’ troppo frettolosamente, ma poi non ci andò, lasciando ai parassiti impossessarsi della vigna.

Quante volte, però, rileggendo l’opuscolo che racconta la mia vita di sacerdote, mi incontro con pagine bianche, che denunciano gli anni, i giorni, le ore in cui ho preferito imitare il primo anziché il secondo dei due fratelli. Numerosi sono pure i capitoli scritti, ma qua a là segnati in rosso dal Maestro. Sono quei peccati veniali e mortali che ogni pastore, durante la sua missione, commette, dimostrando che l’unzione sacerdotale non cambia la natura: lascia fragili, deboli, peccatori, però dona una dignità altissima, cioè la condivisione di tutti i poteri del Buon Pastore che dice loro: “Chi ascolta voi, ascolta me”.

Quante volte, dal pulpito, prendendo la parte del padrone, ho inveito contro quel figlio sbruffone e bugiardo. Ma, mettendomi nella veste dei due fratelli, sento che la pagina del vangelo di oggi riguarda soprattutto la missione che Gesù ha affidato a noi, suoi ministri. Altrettanto ognuno di voi: ascoltato il vangelo e l’omelia , da battezzato, si chieda: “Ed io, nella vigna di Dio a quale dei due fratelli, assomiglio?”. Silenzio! Con il salmo diciamo:“Fammi conoscere, Signore, le tue vie”.

don Rinaldo Sommacal