Omelie

Omelia del 10 agosto 2014 - Domenica XIX per Anno (A)

Tenterò di fare quello che capita spesso a chi scrive od a chi, con autorità, deve parlare ad altri.

A volte, per dire una cosa importante, non si trovano le parole giuste e si fa un lungo e noioso discorso che annega l’idea che si voleva trasmettere. A volte, proprio mentre si scrive o si parla per dovere, d’improvviso  ti viene in mente quella parola che cercavi e che da sola vale un libro. A noi, ministri della Parola di Dio, questo succede spesso.

I profeti della prima alleanza ricevevano direttamente da Dio l’investitura di comunicare i messaggi altissimi e non facili che venivano inviati loro dal Signore. Nel leggerli, ci sorge  il dubbio: “Queste parole vengono tutte da Dio o in parte sono del profeta, incapace di tradurre i messaggi con parole sempre degne di farsi chiamare al cento per cento, ‘Parola di Dio?”.

Per la Nuova Alleanza il discorso è diverso. Non è più un profeta, uomo tra uomini, che annuncia la Parola di Dio, ma è la Parola di Dio in persona, che predica se stessa, con le opere, con le parole e con la vita di Gesù il ‘Verbum Dei’.

Oggi sceglierò, non a caso, alcune parole, alcune brevi affermazioni che abbiamo appena ascoltate e magari anche dimenticate. Se assimilate, sono capaci da sole di riempire un volume di riflessioni o di cambiare la storia di una persona, di una comunità, di una cultura, della storia stessa. Nella prima lettura, presa dal Vecchio Testamento  troviamo una affermazione che può sfuggire sotto l’incalzare delle altre. Con una naturalezza enorme la lettura recita : “Il Signore passò”. 

Il brano che la contiene narra il momento critico del profeta Elia, che, depresso per l’apparente fallimento della sua missione va errando, in cerca di un antro dove attendere sorella morte. “Ma il Signore passò”. “Passò come il sussurro di una brezza leggera” dice il brano biblico. 

Come Elia, mi siedo alle porte del mio momento presente. Vedo passare una ad una la miriade di situazioni difficili che tutti ed ognuno di noi potrà incontrare, aver già incontrato o sta vivendo. I momenti più fortunati possiamo gestirli anche senza Dio. Ma le difficoltà, soprattutto quelle che riguardano il senso ultimo e profondo della vita, da soli è impossibile reggerle. Cadono anche i cedri del Libano, cioè i forti. Non pochi sono i seguaci di Elia, cioè i depressi, gli incompresi, i falliti, i disperati che invocano la morte.

Ai fortunati Dio, da loro dimenticato, si fa sentire con lampi e tuoni. Agli abbandonati, ai colpiti da ferite affettive, morali, fisiche, spirituali,…, Dio si avvicina, non come fuoco che consuma, non come vento che spacca i monti  e spezza le rocce, non come terremoto che incute paura. Dove è il bisognoso di affetto, di fiducia, di misericordia, di dolcezza, abbandonato dalle persone e dalle istituzioni, là “il Signore passò”.  A me, a te, a noi, Gesù, come brezza leggera, ma con voce ferma, torna a dire: “Coraggio! Sono io! Non abbiate paura. Aprite! Io vengo”. Come a Pietro ci dice: “Vieni!”.

don Rinaldo Sommacal