Omelie
Omelia del 3 agosto 2014 - Domenica XVIII per Anno (A)
Ogni vera storia, compresa la storia della Salvezza, per essere vissuta e scritta in modo indelebile, suppone due protagonisti tra loro in dinamico dialogo esistenziale, come gli sposi. Sono i due dinamici e vigorosi verbi: ‘andare’ e venire’. Si va per venire. Si viene per andare.
La vita è e dev’essere movimento. A volte questi due movimenti sono messi in evidenza dai loro verbi dinamici. Spesso, però, sono snobbati o male usati.
Il Dio di Isaia, che sarà chiamato con molti altri nomi da Abramo, da Mosè, da Davide, ecc., fa dire al profeta: “Voi che avete sete, venite all’acqua …Venite a me… e vivrete”. Ma il ‘venire’ suppone l’andare.’ Il Dio della prima alleanza è un Dio che chiama, che invita, che accoglie, che disseta quanti rispondono al suo incessante invito, simile ad un vero comandamento.
Queste pagine, tratte dalla Bibbia, Parola di Dio, ribadiscono che il nostro Dio è un Dio che chiama. A chi risponde, accoglie il suo invito e diventa un perenne ‘vieni’, il Dio del profeta Isaia si fa maestro. Maestro, poiché svela e condanna tutti gli inviti sbagliati, rivolti a noi da uno degli antagonisti dell’unico vero Dio.
Ci chiede il Maestro: “Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia?” Bell’interrogativo, posto da Dio in tempi non sospetti e ben lontani dalla nostra cronaca quotidiana. Ma é un interrogativo che oggi diventa un maxi-interrogativo, che si leva, non da una singola persona bisognosa, non da una particolare comunità disagiata, non da una singola nazione incappata nella recessione, ma dal mondo intero.
Dio, guardando come stiamo amministrando i beni da lui donati in modo più che sufficiente e da noi mal distribuiti, ci rimprovera, dicendo: “Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia?”. Perché la ricchezza oggi è in mano a una piccola e strapotente minoranza, per lo più invisibile, capace, di ridurre alla fame interi continenti, pur di raggiungere la adorazione del dio mammona?
Il furto del povero viene facilmente scoperto e punito. Ma il peccato di chi ha in mano il potere di rubare i beni destinati al mondo intero, chi riesce a individuarlo, giudicarlo ed imporgli la restituzione ai legittimi operai della vigna che sono tutti gli uomini?
Oggi il Padrone del campo, chiama tutti. Tutti , in coro, rispondiamo: ”Andiamo!”. Anziché cadere nelle reti invisibili ed astute, gettate dai sacerdoti di Mammona, tutti gli uomini, con i poveri in testa, tutte le istituzioni nate per il bene comune, si uniscano e diventino quel sano corpo sociale, caro a Gesù.
“Del Signore è la terra e quanto contiene” dice il salmo. Ma Dio non ci vuole né servi e tantomeno schiavi. Lui il padrone; noi i suoi figli e comproprietari. Tutto va condiviso: lavoro responsabilità e guadagno. Allora il deserto fiorirà. I pani ed i pesci abbonderanno per tutti. Si raccoglieranno pure gli utili avanzi. Chi ci separerà da questo Dio ricco di amore? Nessuno. Attenti alle delusioni di chi si inginocchia davanti all’oro.
don Rinaldo Sommacal