Omelie
Omelia del 27 luglio 2014 - Domenica XVII per Anno (A)
Il Signore ci ha accolti anche oggi, con la gioia del Padre che rivede i suoi amati figli; gioia condivisa da Gesù che si sente cercato, ascoltato, obbedito, seguito; grande gioia dello Spirito Santo, presenza permanente in tutti e che tutti unisce. La famiglia divina ci saluta, gode dei nostri SI gioiosi e soffre per la nostra eventuale indifferenza o assenza ingiustificata.
Questo saluto, che il Superiore rivolge a noi, gli inferiori, diventa immediatamente operativo. Il nostro AMEN permette a Gesù di operare, qui e ora, ciò che fece nel Cenacolo: ci lava e ci monda dai nostri peccati; fuga le nuvole e fa tornare la luce che ci dice chi è Lui, chi siamo noi, cosa dobbiamo fare per tornare luminosi, come il giorno del Battesimo.
Dopo l’assoluzione, Gesù si fa ponte tra noi e il Padre. Su quel ponte noi facciamo scorrere la preghiera che si chiama colletta. E’ la raccolta di tutte le nostre preghiere di adorazione, di domanda, di ringraziamento. Per questo il celebrante dice al plurale: “Preghiamo”. Quindi sulla mensa dell’altare viene imbandita la prima portata della Cena del Signore: il pane della Parola.
La nostra presenza alla S. Messa, fin dall’inizio, è un gesto di rispetto verso Dio, di amore verso Cristo, di obbedienza a quel ‘beati gli invitati alla mensa del Signore’, ma anche di grande stima verso noi stessi.
Addentiamo quel pane appena sfornato che è la Parola di Dio. Rinfreschiamo la nostra conoscenza di Dio nostro Padre per portare via almeno un piccolo, ma serio proposito da trasformare in cibo di vita per tutta la settimana. Ecco un esempio concreto di una portata.
La prima lettura ci fa meditare un grande personaggio, Salomone, il successore di Davide. Dio gli chiese: “Cosa vuoi che ti dia?”. Oggi la stessa domanda Dio la fa a ciascuno di noi.
Datemi silenziosamente la vostra domanda da rivolgere a Dio, quella che vi capita immediata, spontanea, la più desiderata. Non è necessario attendere. Chissà quante volte abbiamo rivolto a Dio, in silenzio, magari con le lacrime agli occhi, quella domanda. Sì, ogni buona domanda è una domanda buona. Ma quella che fece il giovane re Salomone splende ancora fresca e attuale alla luce di quel sole che è il nostro sole. Salomone disse a Dio: “Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male”.
Cosa dire? Possiamo sgattaiolare, dicendo: “Queste sono domande che riguardano quelli che hanno potere sui popoli”. E’ vero e noi, qui, approfittiamo per farle risuonare alte e forti su tutti i poteri corrotti, perché tornino a fare propria la scelta del re Salomone. Ma non credere che possiamo cavarcela, scaricando sugli altri tutte le colpe, senza fare un serio esame di coscienza su noi stessi, davanti a Dio.
Per quel che mi riguarda, sento di suggerire oggi a me ed a voi, la preghiera di Salomone: “Che io sappia distinguere il bene dal male e compiere sempre il bene”. Dio dirà: “Te lo concedo”. Deo Gratias!
don Rinaldo Sommacal