Omelie
Omelia del 30 dicembre 2012 - Sacra Famiglia
ANNO C - 2012
Il santo Natale, così colmo di messaggi, quale valore indica come intramontabile ed indiscusso capofila dei valori che portano l’umanità a realizzare il suo fine? Basta interrogare le scritture sia del 25 dicembre, sia della solennità odierna.
Il tema, o uno dei tanti temi basilari, (per cui Dio si è fatto uomo come noi in Gesù, figlio di Maria, emblema della prodigiosa fertilità umana), è il tema della famiglia.
Famiglia: che viene subito dopo il primato della persona, ma alla persona è indissolubilmente collegato.
Interroghiamo la Famiglia di Dio. Vediamo in che modo la famiglia dell’uomo può realizzare quanto Dio, al plurale, disse: “Facciamo l’uomo, facciamolo, però, a nostra immagine e somiglianza”, cioè famiglia.
Attraverso i profeti prima, e poi direttamente con l’incarnazione del Figlio, Dio ha rivelato e comandato principi chiari ed irrinunciabili sia sul primato della persona, sia sul primato della famiglia umana, fonte e non succube dei diritti e dei doveri di ogni legittima legislazione.
Ogni governo carente sulla famiglia è gravemente imperfetto.
Anna, ottenuto il figlio dopo preghiere e suppliche, pur essendo frutto del suo seno, riconosce di doverlo considerare un enorme, preziosissimo dono di Dio, quel Dio, che, al sesto giorno della creazione, disse: “Facciamo l’uomo: maschio e femmina li fece”. Mamme e papà, cosa avete detto e fatto quando avete avuto la certezza di aspettare un figlio? E, una volta partorito, come lo avete accolto ed educato? Lo avete forse fatto diventare un vostro oggetto, lo scopo dei vostri, pur santi, desideri, programmandogli il futuro? Anna ci dice: “Da Dio l’ho ricevuto, a Dio lo consacro”.
Ecco il significato soprannaturale del battesimo che i genitori cristiani chiedono per il loro figlio. Se in seconda istanza ogni figlio è il frutto dei suoi genitori, gli sposi non potrebbero procreare se Dio in persona non avesse creato l’uomo ‘maschio e femmina’, capaci di diventare una sola carne, per mettere al mondo un figlio che è, sì, frutto della loro carne, ma non è proprietà di nessuno, se non di Dio e, in seconda istanza, di se stesso.
Ecco ciò che chiede un figlio: di essere portato a capire che è un dono, venuto dal nulla, attraverso i suoi genitori, per diventare un ‘IO’ irripetibile, capace, con l’aiuto dei genitori, della famiglia, della società e, soprattutto della fede, di realizzarsi come persona libera.
Ma un figlio non potrà mai diventare persona adulta, se il terreno sul quale è nato, non è capace di dargli quanto è necessario alla sua crescita fisica, intellettuale, morale, spirituale, oltre che professionale.
Gesù, in due circostanze, ci dice cose grandi e valide per ogni famiglia con figli: a Nazaret cresceva in sapienza, età e grazia ed era sottomesso ai genitori; ma, adolescente, sapendo di avere Dio per padre, al tempio di Gerusalemme disse a mamma e papà: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del padre mio?”
Famiglie, riflettete su queste parole. C’è molto da fare.
Il parroco: don Rinaldo Sommacal