Omelie
Omelia del 4 novembre 2012 - Per Anno XXXI
ANNO B - 2012
Le liturgie solo apparentemente sono opera nostra.
Per ‘nostra’ intendo l’opera di me sacerdote celebrante e la attiva partecipazione di voi, popolo di Dio, assemblea santa, profetica, regale e sacerdotale.
Effettivamente, come recita la seconda lettura, (un brano della splendida lettera agli Ebrei), attraverso di noi opera Cristo che resta per sempre e possiede l’unico sacerdozio che non tramonta. Non ci sono più sacerdoti.
Noi consacrati con il sacramento dell’Ordine, non aumentiamo numericamente il sacerdozio, ma partecipiamo all’unico ed eterno sacerdozio di Cristo.
Pertanto, la dottrina cristiana insegna che ogni sacerdote della nuova ed eterna alleanza offre a Cristo quello che lo stesso Cristo gli ha affidato con l’imposizione delle mani, cioè la partecipazione visiva, efficace del suo sacerdozio.
Noi non immoliamo animali per adorare il Signore ed implorare il suo perdono.
Noi rinnoviamo qui e ora il sacrificio di Colui che è sempre vivo, presente e intercede a nostro favore.
Grande è il passaggio dalla prima alla seconda e perfetta alleanza tra Dio e noi uomini, attraverso il sacrificio puro e santo compiuto una volta per sempre dall’unico sacerdote e mediatore: Gesù Cristo.
Come grande e intramontabile è la nuova alleanza, tra Dio e l’umanità, scritta e firmata con il sangue dell’uomo-Dio, Cristo Gesù, così è grande il passaggio dalla legge di Mosè alla legge di Gesù. Mosè, interprete sommo di Dio, che si fa chiamare l’IO SONO, come prima raccomandazione al popolo, che nel deserto si andava rinnovando, disse: “Temi il Signore, tuo Dio”.
Quindi Mosè fa incidere su due tavole di pietra le dieci parole che divennero la legge per tutto il popolo di Dio.
Tale legge , anziché invecchiare e sminuire la sua vitalità e necessità, va via via crescendo anche ai nostri giorni, portatori di una anti-cultura che ironizza sui principi morali, universali, uguali per tutti, incisi da Dio in ogni coscienza che viene al mondo. Non mediteremo mai abbastanza sui dieci comandamenti, con la speranza di riportare l’intera umanità a camminare entro le dieci corsie tracciate da Dio, segno sicuro di ogni tipo di vero e gioioso progresso. Ma, come per il sacerdozio ci fu un sostanziale cambiamento, tra antico e nuovo testamento, così fu tra l’antica legge mosaica e quella proclamata da Gesù che, con il massimo rispetto, ma anche con la inconfondibile chiarezza, fece capire che Mosè era sì il mediatore, ma imperfetto, tra Dio e il popolo, mentre lui era ed è sia il legislatore che la legge.
Spesso Gesù userà questo modo di parlare: “Mosè vi disse…ma io vi dico”.
Quale il significato nuovo del ‘temi il Signore’ di Mosè?
A colui che gli chiese: “Qual è il primo di tutti i comandamenti Gesù rispose:” Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore…e il prossimo tuo come te stesso”.
Tento una sintesi tra il timor di Dio e l’amor di Dio:
“Temo di non amare Dio abbastanza".
Dove lo si vede? Se amo concretamente il mio prossimo.
Il parroco: don Rinaldo Sommacal