Omelie
Omelia del 28 ottobre 2012 - Per Anno XXX
ANNO B - 2012
A volte, meditando per me e per voi le letture della domenica, mi ritornano alla mente le tre fontane, che si trovano vicino alla splendida basilica di San Paolo fuori le mura in Roma.
La tradizione vuole che siano sgorgate là dove è rimbalzata, per 3 volte, la testa di san Paolo martire.
Come Paolo è, nella sua poderosa azione pastorale, l’esempio più eloquente della molteplicità e dell’unità di Cristo, così avviene là dove è proclamata la Parola di Dio.
Dio è uno ed unico, ma il nostro Dio, unico in natura, è trino nelle persone.
Quando al termine delle tre letture proclamiamo: “Parola di Dio; Parola del Signore”, affermiamo pubblicamente che è presente e ci parla l’unico Dio; ma non basta l’eternità per manifestarci e cantare la sua trinità.
Proviamo a darne un piccolo esempio, interrogando le letture da poco ascoltate.
Geremia, il profeta della tristezza, avendo egli dovuto annunciare i tempi della deportazione degli ebrei a Babilonia, oggi ha un originale sussulto di gioia.
Rivolto agli sopravissuti della deportazione e ai giovani nati in schiavitù, dice: “Eravate partiti nel pianto, vi riporterò tra le consolazioni; vi ricondurrò per una strada dritta in cui non inciamperete”.
Traduciamo: gran parte delle disavventure che prostrano le persone ed i popoli, hanno la loro radice nella mancanza di fede in Dio e nella disinvolta disobbedienza alle sue leggi morali, sostituite da sofismi che annebbiano le coscienze.
Se guardiamo le conseguenze dei disastri di ogni genere causati dalla mancanza di Dio, per cui ogni persona si sente una divinità che può farsi le sue leggi di comodo, ci viene da dire: “Questa è la fine del mondo”.
Non pochi prendono pretesto da queste presenti catastrofi per predire un futuro ancor più apocalittico.
Non è così. Guardiamoci dal terrorismo religioso.
Anche negli anni quaranta c’erano dei profeti di sventura che predicevano tre giorni ben precisi di oscurità e la fine del mondo. Si sarebbero salvati solo quelli che facevano parte della loro setta religiosa.
Nei giorni previsti si rintanarono nelle loro case, chiudendo i balconi ed accendendo candele, acquistate per l’evento. Nulla accadde. Anzi: gli anni cinquanta smentirono ogni funesta previsione. Dalle macerie si rigenerarono in Italia ed in Europa popoli nuovi.
Si realizzarono le immagini predette dal profeta Geremia.
Questo perché Dio si prende cura di noi e ci annuncia tempi nuovi dopo ogni grande prova che il mondo sperimenta. Quello che Dio disse di Gesù: “Tu sei mio figlio io oggi ti ho generato”, lo dice a ciascuno di noi, diventati nel battesimo, per mezzo di Gesù, suoi figli.
Mai un padre dimentica i figli, anche i più ribelli.
I figli ritornino finalmente a Dio, Padre misericordioso.
Sarà l’inizio dei tempi nuovi già su questa terra.
Gesù, obbediente al Padre, predica la fede vera in Dio.
La fede vera è l’inizio di ogni guarigione e la capacità di compiere ogni miracolo. Quel ‘la tua fede ti ha salvato’ deve risuonare in quest’anno della fede.
Il parroco: don Rinaldo Sommacal