Omelie

Omelia del 7 ottobre 2012 - Per Anno XXVII

ANNO B - 2012

Meditando per me e per voi sulla Parola di Dio, oggi proclamata ed ascoltata, mi sono sorti due interrogativi ed ho colto una verità di fede da credere.

Partiamo da quest’ultima.

Nella bellissima lettera agli Ebrei, il cui autore ispirato è a tutt’oggi sconosciuto, troviamo una affermazione che diventa per noi una professione di fede, circa il valore redentivo di Cristo e circa il dono della risurrezione che il Risorto è venuto a riscattare dalla morte con la Sua morte per donarla all’intera umanità.

Ci dice il brano oggi proclamato: “Vediamo Gesù… coronato di gloria e di onore, a causa della morte che ha sofferto, perché, per la grazia di Dio, egli provasse la morte a vantaggio di tutti”.

E’ chiaro: per vincere la morte era necessario che l’autore della vita si lasciasse liberamente inghiottire dalla morte, frutto del peccato.

Ucciso dai peccati, risorgendo, Gesù liberò noi peccatori dal castigo della morte eterna.

Quindi, chi vive in Cristo e in Cristo muore, con Cristo vincerà la morte proprio attraverso la morte.

Ma chi è questo essere di nome ‘uomo’, che anche agli occhi di Dio ha un valore così alto, da meritare che Dio muoia per lui, per riportarlo a vita nuova?

Giunto al sesto giorno della creazione, cioè alla sesta era di quella che gli scienziati chiamano evoluzione, la famiglia divina si radunò in concilio.

Doveva decidere di dare vita a colui che doveva essere il padrone ed il governatore del meraviglioso universo che era uscito, forse fin dall’eternità, dal Suo comando: “Sia la luce e la luce fu”. Quale fu la decisione divina?

Sentiamo direttamente Dio che concluse la democratica consultazione, dicendo: “Facciamo l’uomo. Facciamolo, però, a nostra immagine, a nostra somiglianza”.

Continuò Dio: “Non è bene che l’uomo sia solo. Voglio fargli un aiuto che gli corrisponda”.

Infatti, Adamo, pur possedendo l’intero creato, si sentiva solo, triste, incompleto. La sua tristezza diventava un interrogativo, un desiderio, un bisogno, per il suo essenziale completamento.

Ed ecco Dio dare vita alla donna: uguale in natura all’uomo, pari in dignità, ma diversa. E’ quello che l’uomo non è e cerca; è quello che la donna non è e cerca. Quindi l’uomo è maschio e femmina.

Dice ancora Dio: “L’uomo si unirà a sua moglie e i due saranno una unica carne”.

L’immagine di Dio sulla terra è il maschio e la femmina nelle svariate forme di comunione. Da qui impariamo che l’unico Dio, è in se stesso e padre e madre. La sua immagine è scolpita nella natura umana maschile e femminile.

Ecco la sorgente della dottrina cristiana sul matrimonio, sul suo altissimo valore e sulla sua indissolubilità.

Disse Dio, e lo ripeterà Gesù, a chi difendeva il divorzio: Non saranno più due, ma una carne sola. Perciò non divida l’uomo quello che Dio ha congiunto”.

Sappiamo che le cose preziose costano. 

Ma Dio c’è! Nelle difficoltà gli sposi preghino Dio.

Il parroco: don Rinaldo Sommacal