Omelie
Omelia del 5 agosto 2012 - Per Anno XVIII
ANNO B - 2012
Nella prima lettura abbiamo sentito prendere corpo una singolare protesta da parte della Comunità contro Mosè ed Aronne, i due fratelli e capi politico e religioso.
Mosè è accusato di aver portato il popolo ebreo nel deserto dall’Egitto, dove, pur schiavo, aveva però di che vivere; Aronne, consacrato sommo sacerdote della religione che aveva Iawè come unico Dio, è accusato di predicare un Dio che sembrava aver dimenticato il suo popolo. Serpeggia e prende corpo nella Comunità una scontentezza esistenziale, per cui tutto diventa un peso e un continuo rimpianto di altri tempi e di altri dei.
E’ la crisi di fede che può contagiare la maggioranza dei credenti nei confronti di Dio e delle istituzioni, che, pur imperfette, sono sorte per volontà di Dio e del popolo, per suscitare e governare una comunione preziosa, bella, gioiosa tra Dio e l’uomo, tra gli uomini e Dio e tra di loro.
E’ una crisi che si rinnova ogni qualvolta la fede non dice più nulla ed il cristiano, che ha innumerevoli motivi per essere gioiosamente con Dio e con la sua Comunità, si intristisce, vede solo ciò che non va, anche nella Comunità cristiana e nella stessa Chiesa istituzione che sembrano solo negative e deludenti, lontane dall’ annunciare e vivere gli ideali che vengono da Dio, incarnati in Gesù e donati alla sua Chiesa. Oggi molti cristiani sono portati a vedere solo i difetti della Chiesa, (che sono per altro veri, ma non sono tutta la Chiesa). Arrischiano di diventare solo dei mormoratori e non capaci di migliorare, con giusto spirito critico, la amata Chiesa, a cui siamo felici di appartenere.
Anche Gesù è in linea con questi argomenti, pur percorrendo un’ altra corsia. Gesù, con severità, condanna quella fede che strumentalizza la potenza infinita di Dio, chiedendo a Dio di sostituirsi a noi nelle fatiche, ma goderne i frutti.
Davanti ai miracoli compiuti da Gesù, nasce la tentazione di dirGli: “Noi ti seguiamo, ma tu dacci ogni giorno il pane, gratuitamente”.
La peggiore delle tentazioni contro la religione viene dalla stessa religione se tradita nella sua vera natura.
Gesù stigmatizza la sbagliata fiducia che la folla aveva riposto in Lui, dopo aver mangiato il pane del miracolo.
Ieri misericordioso verso questa folla che pendeva dalle sue labbra, oggi Gesù con severità la rimprovera dicendo: “Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati”.
Domandiamoci: cosa ci porta a pregare Dio?
In prima linea c’è l’amore o il nostro personale interesse.
L’apostolo Paolo irrompe in questa dialettica.
Immedesimato a Cristo, ci invia questo messaggio: “Vi scongiuro: non comportatevi più come i pagani”. Quindi c’è la possibilità di essere ontologicamente cristiani, in forza del battesimo, ma vivere da pagani seguendo gli istinti del tornaconto, dell’individualismo, del relativismo, dell’egoismo individuale o collettivo.
Con l’aiuto della Parola di Dio, mettiamo ordine dentro ed attorno a noi: pur deboli e fragili, dobbiamo essere orgogliosi di collaborare con Dio per governare verso i cieli nuovi e la nuova terra l’intero creato.
Il parroco: don Rinaldo Sommacal