Omelie

Omelia del 23 ottobre 2011 - Per Anno XXX

PER ANNO XXX - ANNO A - 2011

Oggi da molte parti, per scoprire la strada che ci porti fuori dai grandi mali che ci stanno tormentando, si invoca una sincera e corale conversione di tutti, cittadini ed istituzioni, ed un ritorno alla morale fondamentale. Saranno i valori morali a risanare la politica.
La morale fondamentale, per noi cristiani, si fonda sì sulla giustizia, ma la giustizia, a sua volta, deve trarre le sue origini, le sue leggi e le sue finalità a 360o, dal comandamento dell'amore.
L'amore! Il comandamento da sempre predicato da Dio, prima attraverso i suoi profeti, da ultimo per bocca del suo figlio, Gesù, che dopo averlo insegnato, per amore di ciascuno e di tutti non esitò a donarsi in sacrificio, colpito a morte dall'odio.
Sul tema fondamentale della morale dell'amore, la liturgia odierna proclama alcuni NO ed un grande e monolitico SI'.
I NO vengono da lontano, ma sono sempre di una impressionante attualità.
Li enumera, quasi esaltandoli come fossero, ognuno di essi, un tutto e li getta con la violenza dell'amore, nella coscienza di ugni persona umana, che voglia lasciarsi inseminare dal ben dell'intelletto.
E' il libro dell'Esodo che contiene questi precetti positivi del NO.
E' il libro che narra la storia minuta, quotidiana, realistica del popolo che Dio si è scelto e che Mosè liberò dalla schiavitù d'Egitto.
Prendiamo, ad esempio, il primo NO, che dice: 'Non molestare il forestiero, né lo opprimerai'.
Con questo imperativo morale Dio richiama due cose fondamentali:

  • in primo luogo, si afferma che, sempre, per necessità esistenziale, esiste un migrare continuo, tra gente e gente, tra popoli e popoli, tra culture e culture, tra religioni.
    Dio comanda al popolo suo l'ospitalità, trattando lo straniero come un fratello e non come un nemico da combattere ed espellere.
    Per Avvalorare ancor più questa norma, Dio ricorda agli israeliti: 'Anche voi siete stati forestieri in terra d'Egitto'.
  • Ma, implicitamente, allo straniero, che domanda ospitalità, Dio chiede un insieme di atteggiamenti e norme che rendano l'impatto con noi e con la nostra cultura e religione, il più possibile equilibrata, serena, positiva, rispettosa..., mai conflittuale.

Fossi capace di compiere miracoli, vorrei che queste parole diventassero realtà; invece sono il primo a dover confessare che, alle belle parole, personalmente non so far seguire i fatti.
Non posso, però, non ricordare che anche noi, come il popolo ebreo, siamo stati e siamo un popolo di migranti e l'emigrazione fu il principale fattore della rinascita della nostra amata Italia.
E' molto facile dimenticare i benefici ricevuti dall'altrui accoglienza e diventare duri e ostili verso lo straniero che oggi viene da noi e chiede, chiede con insistenza, a volte con garbo, non poche volte con violenza verbale e con rapine devastanti.
Su quale comandamento si fondano tutti i positivi 'NO' veterotestamentari ed il grande ed unico 'SI' pronunciato da Gesù, che si fa accoglienza d'amore per tutti coloro che liberamente la cercano?
Da legislatore supremo, Gesù, alla domanda postagli da un dottore della legge: "Qual è il grande comandamento", senza esitazione rispose:
"Amerai il Signore Dio tuo con tutto te stesso".
Questo è l'asse verticale della universale legge morale.
La prova che questa legge non è solo verbale, ma incarnata quotidianamente nelle varie esistenze, culture, religioni, politiche, Gesù aggiunse la seconda parte del grande comandamento: "Amerai il prossimo tuo come te stesso".
Ci nasce legittima e doverosa la domanda: "Quando si ama veramente Dio, come Dio comanda?".
Risposta: "Quando si ama nel modo giusto se stessi e il prossimo.
A volte ci dimentichiamo di amare nel modo giusto noi stessi.
C'è gente che non si accetta, si lamenta di tutto e non sa accogliere i doni che solo la singola persona possiede e che dovrebbero mettere ali all'ottimismo.
Chi si ama, normalmente sa amare nel modo giusto anche gli altri.
Torniamo a Dio! Impareremo ad amarci, ad amare ed a lasciarci amare. Dio si ama. Dio ci ama. Lasciamoci amare.

Il parroco: don Rinaldo Sommacal