Omelie
Omelia del'11 settembre 2011 - Per Anno XXIV
PER ANNO XXIV - ANNO A - 2011
Un saggio israelita della prima alleanza, chiamato 'Siracide', dal Signore ispirato, dice all'uomo timorato di Dio: "Perdona l'offesa al tuo prossimo e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati".
In queste parole è rinchiusa la civiltà dell'amore che è smisuratamente più forte della civiltà dell'odio.
L'amore vero è un dono di Dio, da invocare con la preghiera.
L'odio, che pretende di riparare il male subito ingiustamente, moltiplica i mali, suscitando ira, rancore e sete di vendetta, quasi fossero l'unica strada giusta da percorrere, per vendicare i torti ricevuti.
Dio, invece, a colui che è stato ingiustamente offeso, indica la strada migliore, certamente difficile, ma sempre efficace: la strada del perdono per amore, che è ben più forte della vendetta 'fai da te'.
Sulla strada dell'amore, si incontra come compagno di viaggio e giuda sicura, Dio in persona.
La vendetta moltiplica i mali. L'amore, attraverso il perdono, purifica i pensieri, rigenera la fraternità e riporta la pace.
Il perdono fraterno è un silenzioso sacramento, che non domanda di essere celebrato con riti clamorosi e visibili, ma in un particolare a 'tu per tu', prima con se stessi, poi con Dio ed in fine con chi ti ha offeso. Più forte è l'offesa e più difficile e prezioso è il perdono.
Si arriva al perdono, passando attraverso una lotta interiore che l'offeso deve combattere, spesso da solo, i più fortunati con l'aiuto di un qualche sincero e valido amico, sempre con la guida di una coscienza non inquinata dall'egoismo, vera voce della volontà di Dio.
Il cammino, che dall'offesa porta al perdono, è una vera e propria 'via crucis'.
In quel cammino, si faranno vivi i cattivi consiglieri, in primo luogo la propria suscettibilità che vorrebbe subito ricevere la dovuta riparazione ed infliggere il castigo. Quanta gente crede di aiutarti, suggerendo rimedi che sono come benzina da gettare nel fuoco.
Alla fine, colui che segue la retta coscienza, con l'aiuto di Dio, (che può parlare anche attraverso qualche istituzione, qualche sincero amico, qualche sacerdote, soprattutto attraverso la celebrazione sincera e silenziosa del sacramento della riconciliazione), può arrivare alla celebrazione del perdono e, ugualmente, chiedere che venga giustamente riparato l'eventuale danno fisico o morale, causato dall'offesa.
Gesù, l'esempio sommo, completo ed insuperabile di colui che, innocente, tre volte santo, si è rivestito di tutte le offese, compiute o subite, da parte dell'umanità intera, come ha reagito?
Ha richiamato quella legge, sancita quando non si conosceva la risurrezione dai morti e quando il bene ed il male dovevano essere goduti o scontati in questa vita e la ha sostanzialmente abolita.
La legge, che doveva ristabilire il diritto e la giustizia offesi, recitava: "Occhio per occhio e dente per dente".
Gesù, al suo posto, insegna che la migliore vendetta è il perdono.
Increduli, i suoi discepoli gli chiedono: "Quante volte? Fino a sette?" (il numero 7 nella loro cultura significava 'molte volte').
Gesù, senza esitare un istante, risponde: "Non fino a sette, ma fino a settanta volte sette", cioè sempre.
E' il sempre di Dio, amore eterno ed infinito.
Chi predicasse, in nome di Dio, un Dio impaziente, pronto all'ira ed al castigo, rinnegherebbe Gesù, la Parola vera di Dio.
Chi predicasse un Dio che non sa perdonare certe colpe, che noi stessi non vorremmo vedere perdonate, predicherebbe un Dio falso, rispetto al Dio di Gesù Cristo.
Chi dubita che Dio sia capace di perdonare quelle colpe che gridano vendetta allo stesso Dio, vada a rileggere la vita di Gesù. Egli, dopo aver predicato la legge dell'amore ed aver invitato tutti al reciproco perdono per le offese ricevute ed inflitte, realizzò il 'perdonare sempre' di Dio, pagando il prezzo del perdono con una moneta coniata non dall'uomo, ma da Dio stesso: cioè dando in riscatto di tutte le offese la sua stessa vita di uomo-Dio, di Dio-uomo. Ogni colpa, inflitta ad un proprio simile, è sempre un'offesa a Dio, il padrone della vita, quindi tocca l'infinito. Ma più grande è il valore del perdono pagato da Cristo-Dio.
Il parroco: don Rinaldo Sommacal