Omelie
Omelia del 28 agosto 2011 - Per Anno XXII
PER ANNO XXII - ANNO A - 2011
Esplode Geremia profeta con una insolita confessione, che di solito si tiene nascosta ai più e viene riservata a colei o a colui che ci ha conquistato, quasi rubato il cuore.
Geremia, rivolto coraggiosamente a tu per tu con Dio, gli dice: "Mi hai sedotto, Signore".
Come reagì Geremia?
Candidamente confessa: "... e io mi sono lasciato sedurre".
Magari capitasse anche a me questa esperienza mistica.
Magari ne fossero contagiati tutti i miei parrocchia, tutti coloro che, con il battesimo, hanno ricevuto l'abito nunziale, per poter andare a Dio come la fidanzata verso il suo atteso sposo.
Magari gli increduli, i titubanti in fatto di fede, anche quanti sono alla ricerca di una risposta ai grandi interrogativi sul significato primo e ultimo della vita, avessero da sperimentare questa esperienza di Geremia: sentire Dio presente come l'innamorato e innamorarsi di lui, qualsiasi ne sia il prezzo. Infatti Geremia ne svela il prezzo e dice: per questo "sono diventato oggetto di derisione".
Di fronte allo scorno, patito a causa della sua fede in Dio, Geremia si disse: "Non penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome".
Ma l'amore vinse il timore e Geremia, dopo la tentazione di mollare tutto, confessa: "Nel mio cuore c'era come un fuoco ardente. Mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo".
In Geremia vinse la chiamata di Dio.
Geremia fece di tutta la sua vita una risposta d'amore a Dio.
Per me, prete e pastore, questa pagina di Geremia diventa una forte scossa.
Mi interpella e mi chiede se sono ancora sedotto dal Signore e se sono ancora capace di lasciarmi sedurre, fino a dargli tutto, anche le prove, le tristezze, i dolori, le sconfitte, i limiti...
E la gente, in particolare i giovani, come reagiscono alla chiamata di Gesù Cristo, il figlio di Dio, l'innamorato degli uomini, fino a morire d'amore per loro?
Nel grigiore generale che domina oggi il nostro mondo, in particolare anche in fatto di fede in Dio e di religiosità, nei giorni scorsi abbiamo contemplato a Madrid un universo giovanile aperto a Gesù Cristo in un modo strabiliante.
Cosa vuol dire essere sedotti da Cristo?
Non ce lo dissero a parole, ma con una testimonianza palpabile, che ha certamente inciso sulla solida pietra delle loro coscienze, quei circa due milioni di giovani, che, liberi, gioiosi, pensosi, giocherelloni, espansivi e mistici, pronti al sacrificio, pazienti e inarrestabili..., al Cristo, che è venuto loro incontro in mille modi, attraverso persone e segni, con libero slancio creativo, gli si sono stretti intorno e gli hanno detto: "Ci hai sedotto. Ci siamo lasciati sedurre".
Vorrei che tutti i nostri giovani, con il loro inconfondibile stile, non per obbedienza, ma con la libertà di chi, amandosi, vuol prendersi cura di se, in questo mondo pieno di trappole tese a irretire gli sprovveduti, avessero da incontrare Cristo e avessero da interrogarlo e lasciarsi interrogare sul valore della vita e sui destini ultimi che pendono dall'uso che facciamo anche dell'istante presente. Come portare i nostri giovani a questa esperienza? Chi, nonostante l'età, possiede quel carisma che è ancora capace di captare ed attirare l'animo giovanile, come lo fu l'indimenticabile Giovanni Paolo II, e come si sta sempre più rivelando anche Benedetto XVI, non manchi di tendere la mano agli adolescenti, in particolare ai giovani, con il magistero dell'esempio, ma anche della parola, sapendo vivere, a beneficio dei giovani, quel dono che avviamo ricevuto con il sacramento della Cresima: il dono del consiglio. Non lasciamoci scoraggiare dal prezzo che devono pagare quanti hanno scelto Cristo ed il suo vangelo.
Già seguire il suo Dio fu per Geremia 'oggetto di derisioni'.
Gesù in persona, a Pietro, che non voleva sentir parlare di sofferenze, di persecuzioni e di croce e morte, disse: "Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini".
Come siamo manche noi simili a Pietro.
Ma Gesù alla fine dirà: "... ma il terzo giorno risorgerò".
Il parroco: don Rinaldo Sommacal