Omelie

Omelia del 15 agosto 2011 - Assunzione

ASSUNZIONE - ANNO A - 2011

Il ferragosto, dalla nostra secolare cultura occidentale, è sognato, presentato e vissuto all'insegna della vacanza. Vacanza intesa come la possibilità di evadere dal quotidiano e di sperimentare ciò che si è desiderato durante i faticosi mesi del duro lavoro.
Sappiamo che i sogni, se in parte possono avverarsi, in gran parte sono ben lontani dalla realtà. Anche a ferragosto ci porteremo appresso le inseparabili fatiche di ogni giorno.
La Chiesa cattolica, da secoli, ha onorato il ferragosto con una delle sue più belle e preziose solennità.
Là dove c'è una comunità cristiana cattolica, con i linguaggi e le tradizioni le più disparate, oggi si proclama la verità di fede della Assunzione in cielo, anima e corpo, di Maria santissima, la madre di Gesù, che, per prima, ha goduto il frutto della Pasqua del suo Figlio, cioè la risurrezione.
Noi sappiamo che, tutto ciò che con la liturgia celebriamo, non è un vuoto spettacolo.
Con la liturgia, mentre rinnoviamo i vari misteri già compiuti da Dio, nel tempo e, in modo sommo con la vita, morte e risurrezione del figlio suo, li accogliamo e li riviviamo nelle nostre viscere, così come Maria ricevette nelle sue viscere di donna-madre la presenza salvifica di Gesù, il figlio di Dio.
Noi oggi, cantando Maria, passata vittoriosa dalla vita terrena alla gloria della sua risurrezione ed assunzione, vogliamo rinnovare la nostra libera e gioiosa adesione al disegno che Dio, creatore e padre, ha su tutti noi.
Quale disegno?
Ce lo ricordano le scritture che oggi la liturgia ci offre.

    1. Dice Luca, nel brano evangelico: "Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta".
      Maria, adolescente di anni, ma già esempio vivente di saggezza e di maturità umana, dopo l'annuncio dell'Angelo, non si fermò a godere narcisisticamente il privilegio, che tutte le donne di Israele sognavano, quello di diventare le mamme del Messia, da secoli promesso e da secoli atteso. Maria, con la sua frettolosa partenza verso il lontano e montuoso paese dove viveva l'anziana cugina, che già da sei mesi attendeva un figlio, dà un energico colpo di scalpello per svelare qual è il dovere più importante per un credente nel Dio di Abramo e in Gesù Cristo figlio di Dio.
      Il sigillo, che marchia il vero credente nel Dio vero, fattosi carne in Gesù, per mezzo di Maria, è sempre e solo l'amore verso il prossimo. Amore che ha in se tutti i colori, che cambiano con il cambiare dei momenti esistenziali, delle razze e delle culture.
      Può essere l'amore della condivisione delle più intime e belle gioie, come l'amore sponsale che si fa paternità e maternità, che si fa educazione, insegnamento ed esempio dei genitori verso i figli.
      Amore che si fa dono intelligente, a seconda delle prove, verso chi è nelle difficoltà, nel dolore, nelle malattie, in qualsiasi bisogno. Gesù dirà che, tutto quello che uno fa, con amore ed altruismo, verso un suo simile, sia egli un familiare, un parente, un vicino, ma fosse anche un estraneo, uno sconosciuto, perfino un nemico, è come se lo avesse fatto direttamente a Lui.
    2. Maria, dal concepimento verginale alla morte, su questa terra fu l'incarnazione, la più perfetta dopo Gesù, del comandamento dell'amore del prossimo.

 

      Oggi vediamo Maria salire al cielo, ma con gli occhi ancora fissi su di noi. Ci dice: "Non dubitate! Continuerò ad aiutarvi. Anzi, da lassù vi vedrò tutti e contemporaneamente.

 

      Ricordate ciò che dice Dante di me: che prevengo ciò che voi desiderate chiedermi, ed è vero".

 

      Allora, lasciamola andare. Anche per noi è un distacco doloroso, come lo fu per gli apostoli.

 

      Ma è meglio così, poiché ora può agire da regina. Le regine hanno un grande potere sul Re, soprattutto quando questo Re è Dio che vuole essere chiamato l'amante dell'uomo.

 

    Occhi negli occhi, diciamoLe: "Ora pro nobis!".

Il parroco: don Rinaldo Sommacal