Omelie

Omelia del 31 luglio 2011 - Per Anno XVIII

PER ANNO XVIII - ANNO A - 2011

Parte dall'eternità, attraversa vittorioso tutti gli ostacoli del tempo e giunge fino a noi, dotati di ascolto, un forte invito.
E' Dio in persona che lo lancia per mezzo del profeta.
Riascoltiamolo!
"Venite a me. Ascoltate e vivrete. Io stabilirò per voi un'alleanza eterna".
Al Dio di Isaia risponde nel tempo Gesù, il figlio di Dio, che, rivolto ad ogni persona, di qualsiasi razza e nazionalità, ripete: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi ed io vi ristorerò".
E' un invito; non una imposizione.
Invitare e non imporre è già una dichiarazione autorevole di Dio che non vuole persone umane succube e prive della libertà. Dio non costringe. Dio invita, con argomentazioni che suppongono dall'altra parte un ascolto, una capacità di discernimento e di libera scelta, quindi di dialogo, di conquista e di merito.
Ciò che Dio propone è un uso intelligente della libertà, per accedere a quelle sorgenti di vita che portano la persona umana a realizzare se stessa e ad avvicinarsi sempre più al suo Creatore e Signore.
Chi, con libertà e ragionevolezza, ascolta l'invito di Dio, si troverà ad essere un commensale alla stessa mensa di Dio.
A chi lo cerca, Dio offre in cibo lo stesso dono della vita, con tutti quegli ingredienti che rendono ogni persona un dono sempre unico, piacevole e ricco di novità.
Quel 'venite a me!' del Dio di Isaia, viene oggi a noi attraverso la persona di Gesù, il figlio di Dio, sia per quello che disse, sia per quello che fece.
Chi è passato dalla feroce inimicizia contro Cristo, come Saulo di Tarso, o dalla sola indifferenza, come molti di noi, alla Sua sequela entusiasta, sa comprendere la straordinaria portata di quel 'venite', sempre valido, del Dio di Gesù Cristo e di Gesù Cristo figlio di Dio.
San Paolo, afferrato da Gesù e a Gesù donatosi totalmente e liberamente, così da fare un tutt'uno con Lui, ci scrive:
"Chi mi separerà dall'amore di Cristo? Forse l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?".
Aggiunge: "Né morte, né vita, né angeli, né principati, né presente, né avvenire, ecc..., potrà mai separarmi dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù".
Mi vengono i brividi nel rileggere per me e nel rivolgere alla mia comunità questa sublime e magnifica dichiarazione d'amore di Paolo nei confronti di Gesù, onorata con la vita, fino al martirio.
Mi chiedo cosa posso aggiungere io, che ho avuto l'immensa fortuna di nascere nella Chiesa di Cristo, di crescere alla luce dei suoi sacramenti, di diventare suo sacerdote ed essere chiamato a predicarlo in tutti i modi a gente ben disposta come voi...
A volte è bastata una prova anche piccola che, subito, è vacillato il mio 'io' cristiano, quasi si trattasse di chissà quale problema. Rivolgo a me, ma mi sento in dovere di ripeterlo a tutti, l'accorato grido del Dio di Isaia e di Gesù, il figlio di Dio: "Venite a me, voi tutti! Ascoltatemi e vivrete".
Solo se ritornati a Dio, con la forza dell'amore;
solo se tornati al vero Dio e non a un 'dio' costruito dai nostri egoismi e dal nostro tornaconto, troveremmo in noi quel potere che Gesù diede alla innumerevole folla che lo seguiva.
Un potere che fece della condivisione fraterna il miracolo della moltiplicazione dei pani.
La folla sentì forte il grido di Gesù: "Venite a me!".
Molti lo seguirono.
Dimenticando i propri egoismi, ebbero fame e sete di Gesù.
Lo seguirono e lo ascoltarono al di sopra di ogni altro interesse.
Affamati di Gesù, si donarono a lui e Lui a loro.
Attraverso Lui, si riconciliarono con i loro fratelli, anche con quelli che, poco prima, sembravano i loro peggiori nemici.
Chi segue Gesù e lo ascolta, diventa come Gesù.
Ciò che è e ciò che ha sono beni preziosi da condividere.
Quante volte, anche nel passato, certe difficoltà, vissute nella solidarietà, compirono il miracolo della condivisione.
"Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" ci ripete Gesù.

Il parroco: don Rinaldo Sommacal