Omelie
Omelia del 3 luglio 2011 - Per Anno XIV
PER ANNO XIV - ANNO A - 2011
- Perché il salmo responsoriale ci invita a benedire per sempre il nome del Signore, seppellendo l'ateismo pratico serpeggiante?
Il perché lo troviamo, luminoso e convincente, nel brano del profeta Zaccaria che riceve da Dio l'ordine di dire, quattro secoli prima della sua venuta, quali sarebbero state le prerogative del Messia:
sarà sì un Re, anzi sarà la fonte di ogni regalità; non ci sarà potere sulla terra che non derivi da lui; a tutti donerà la libertà di scegliere, dopo che ognuno avrà goduto della facoltà di ascoltare, pensare, conoscere, ragionare, interrogare, decidere.
Il Messia Re non riporrà la sua forza negli eserciti.
Al posto di un superbo destriero, cavalcherà un umile asinello; abolirà tutti gli armamenti e spezzerà il micidiale arco da guerra. Quale, allora, il suo programma e dove la sua forza regale?
Il suo stemma porta, per programma, una sola parola: PACE.
Sappiamo che i contenuti della pace sono innumerevoli e spesso tra loro anche in forte tensione dialettica, ma creativa.
La figura del Messia Re giganteggia nel seminare a piene mani le qualità che fanno vera e grande la singola persona umana e nel saper condurre tutte le singole forze positive oltre i confini dell'egoismo e farle diventare il variegato ed invincibile esercito della pace. Un Re grande che chiede grandi cittadini.
La pace sarà il risultato di una convivenza dinamica tra i popoli.
Tutti potranno primeggiare, non per soggiogare gli altri, ma per mettersi a disposizione, per realizzare il bene di tutti, senza mai ignorare i bisogni dei singoli, specialmente degli ultimi.
Se ciò avverrà, si realizzeranno, allora, le parole del profeta: "Il suo dominio (del Messia) sarà da mare a mare, dal Fiume fino ai confini della terra". Quella è la civiltà messianica. - Il profetizzato Messia è venuto. Il suo nome è noto tra tutti i popoli. Noi siamo una delle sue nazioni sante.
Ma quanti errori storici macchiano il nostro passato di cristiani.
Anche oggi, noi, credenti in Cristo, il Messia promesso, siamo in ritardo ed in difficoltà nel realizzare quel regno di pace, per il quale il nostro Re Messia è venuto ed ha dato la vita.
Mentre rimane attualissima la profezia di Zaccaria e lottiamo per un qui ed ora migliore, non dobbiamo perdere di vista lo scopo ultimo del nostro vivere nel tempo.
Sappiamo che il Messia Re ha già inaugurato il risultato finale del suo Regno promesso.
Egli, che, con la sua incarnazione, passione e morte ha preso su di sé anche il prezzo delle nostre sconfitte, con la sua risurrezione ci ha fatto capire che la vittoria finale ci sarà, ma la si vedrà oltre la morte corporale di tutti noi e di questo creato, che a sua volta soffre le doglie del parto, in vista della rinascita universale. - Noi, incarnati nel presente, paurosi del futuro al punto che cerchiamo di cancellare dal nostro vocabolario la parola 'morte', riceviamo dall'apostolo Paolo una salutare sferzata, che ci infonde il coraggio di guardare con tutto noi stessi al nostro domani, al nostro 'dopo', rispetto all'oggi entro cui viviamo più o meno compiaciuti o delusi.
Ci dice l'apostolo: "Se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti, darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi".
Io che vi predico; voi che mi ascoltate, avendo ricevuto il battesimo e la cresima siamo diventai il tempio permanente dello Spirito di Gesù. In forza di questa condivisione, noi diamo a Gesù, per mezzo dello Spirito Santo, noi stessi e Gesù, per mezzo dello stesso Spirito, dona a noi se stesso, così come egli è: il Risorto, il Re vittorioso. Ecco dove si fonda la verità di fede che ci fa dire: "Credo la risurrezione della carne". - Ma chi riuscirà a vivere intensamente il presente in nome della pace, come se dovesse vivere qui per sempre e ugualmente vivere con la certezza che la morte non sarà la fine, ma l'inizio dei giorni?
Io ne ho incontrati molti. Tutti mi hanno rivelato il loro intimo segreto che li ha aiutati a vincere la paura della morte.
Sono i 'piccoli' del vangelo. Il bambino si fida del papà.
Così i 'piccoli' di cui il vangelo tesse l'elogio.
Il parroco: don Rinaldo Sommacal