Omelie

Omelia del 22 maggio 2011 - Pasqua V

PASQUA V - ANNO A - 2011

  1. La prima lettura ci racconta il provvidenziale disagio, sorto all'interno della prima Chiesa di Gerusalemme, sul come assistere quotidianamente i più bisognosi della comunità.
    Disagio risolto dagli Apostoli con la istituzione del Diaconato, diventato poi parte integrante del sacramento dell'Ordine Sacro. Quello del diaconato permanente è un tema di grande attualità.
    Vi possono accedere uomini di ogni età, di ogni professione, anche sposati.
    Il diaconato permanente conferisce in modo indelebile il primo dei tre gradini dell'Ordine Sacro: diaconato, presbiterato, episcopato.
    Nella Chiesa il diacono permanente diventa il ponte di unione tra i laici, con le loro esigenze primarie ed i presbiteri ed i vescovi.
    Il diacono permanete riceve dal sacramento dell'ordine tutta la potenza della carità di Cristo e la traduce concretamente in opere, che vanno dall'evangelizzazione, via via, fino al provvedere il pane quotidiano, la casa ed i servizi necessari alla sopravvivenza in favore dei più poveri della comunità.
    Come sarebbero utili i diaconi permanente in tempi come i nostri, nei quali è esplosa una nuova emergenza della carità, dovuta alle inimmaginabili migrazioni di interi popoli da un continente all'altro, da una nazione all'altra, da un paese all'altro.
    Le nostre 'caritas' nazionali, diocesane e parrocchiali, meravigliose diaconie inventate dalla Chiesa, oggi, di fronte alle nuove ed impellenti necessità, incontrano concrete difficoltà a non finire.
    Simili alla prima Chiesa di Gerusalemme, all'insorgere dei nuovi bisogni della comunità, preghiamo lo Spirito Santo perché ci illumini a trovare le nuove strade della carità della Chiesa Italiana, Bellunese, Parrocchiale, per poter capire, affrontare e vincere queste enormi sfide con la sola arma della carità, che è la sintesi del vitalissimo, poliedrico e sempre nuovo messaggio del vangelo.
    Lo predica san Pietro quando ci dice: "Gesù è la pietra viva, scelta e preziosa davanti a Dio".
    Chi sceglie Gesù, a sua volta diventa pietra viva per la costruzione dell'edificio spirituale, entro il quale, in Cristo, tutti diventiamo sacerdoti, capaci, cioè, di offrire sacrifici spirituali graditi a Dio.
  2. Chi è questo Gesù, così amato e così odiato, così cercato e così perseguitato, ieri ed oggi, in ogni parte della terra?
    Nel vangelo odierno lo sentiamo dirci alcune verità che dobbiamo, non solo conoscere, ma fare nostre come pane quotidiano. Ci dice: "Vado a prepararvi un posto".
    La sua partenza visibile da noi non è un allontanamento da noi, ma un precederci per una missione a nostro favore.
    Dopo aver affermato che 'nella casa di mio Padre ci sono molte dimore', prevedendo i nostri dubbi circa il futuro, Gesù ci rassicura: "Non sia turbato il vostro cuore", ed aggiunge: "Vado a prepararvi un posto".
    Aggiunge: "Del luogo dove io vado voi conoscete la via".
    Con Tommaso, l'eterno incerto, anche noi gli rispondiamo: "Non sappiamo dove vai. Come possiamo conoscere la via?".
    Come risposta, Gesù fa una affermazione di se stesso che non trova parole sufficienti per rivelarne il sublime contenuto.
    A chi gli chiede la via, Gesù risponde: "Io sono la via, la verità e la vita". E' come dire: "Io sono il tutto! Io sono Dio".
    Qui ci vorrebbero tutti i dottori della Chiesa riuniti in concilio per svelare, sviscerare, spezzettare, reincarnare con parole vere, ma accessibili anche alle nostre povere intelligenze, chi è quell'uomo che ha il coraggio di definirsi 'la via, la verità, la vita'. Chi l'ha detto? Che cosa ha detto?
    Se a dirlo è un impostore, un falso profeta, un pazzo che ha voluto paragonarsi a Dio, deve essere smascherato e messo a tacere.
    Ma se colui che disse 'Io sono la via, la verità e la vita' è uno che prova la sua credibilità con dei miracoli e con la sua morte e risurrezione, allora dobbiamo fermarci, e, dopo averlo ascoltato, accolto e meditato, dobbiamo dire a Gesù:
    "Con il dono della vita che ci hai dato, forti della verità che si sprigiona da te, siamo sicuri di fare la scelta della strada giusta che ci porterà a quel posto che tu hai promesso e preparato per noi".
    Pietro commenta: "Onore a voi che credete".

Il parroco: don Rinaldo Sommacal