Omelie

Omelia del 20 marzo 2011- Quaresima II

QUARESIMA II - ANNO A - 2011

Sia il Dio di Abramo che Gesù, il figlio di Dio, ci invitano a fare della vita un cammino verso un 'nuovo' per lo più misterioso.

  • Disse il Signore ad Abramo: "Vattene dalla tua terra..., verso la terra che io ti indicherò". Un cammino che ha Dio per guida.
  • "Gesù prese con se Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte". Una scalata più che una piacevole passeggiata.

E' facile capire che la fede nel Dio di Abramo non è statica e che la fede in Gesù Cristo punta verso l'alto, verso Dio.

  1. "Vattene dalla tua terra" disse il Signore ad Abramo.
    La 'tua terra': molto spesso siamo noi, rinchiusi nel nostro 'io'.
    Il Dio di Abramo, il nostro Dio non ci ha fatti per stare fermi, oziosi, paurosi di progredire, di crescere, di incontrare persone, problemi, rischi, sfide, culture, religioni, ecc.
    L'evoluzione è una legge perenne che coinvolge, non solo il mondo materiale, ma anche il vero, il bello, il buono.
    Anche la conoscenza di Dio e, di conseguenza, la fede, sono, per loro natura, dinamiche: non hanno mai fine e puntano al più.
    Per essere all'altezza di quanto ci circonda, per affrontare la vita da vincenti, per saper ascoltare, ma anche farsi ascoltare, per difendere e migliorare la propria identità di persone di quella cultura e credenti in quella religione..., è necessario uscire, camminare entro le strade della storia, divorare quanto è possibile sapere, assimilare quanto c'è di vero e di positivo, ma anche saper difendere dall'inquinamento il vero, il bello e il buono che non vengono dal basso, dai costruttori dei falsi idoli del momento, ma scendono da Dio.
    Ad Abramo, nostro padre nella fede, Dio non solo disse: "Vattene dalla tua terra", ma aggiunse: "verso la terra che io ti indicherò".
    Ecco il compito primo di ogni religione, in particolare, della nostra religione che, di generazione in generazione, da Abramo, si completò in Gesù Cristo, il promesso, l'atteso e discese fino a noi.
    Per non cadere nel peccato di Adamo, che si è servito dei doni ricevuti da Dio, per disobbedire a Dio, anzi sostituirsi a Dio, è necessario ritornare con tutte le nostre forze progressiste alla radice di tutto, a quella terra che Dio promise ad Abramo, cioè alla Parola di Dio, origine di tutte le giuste parole che rivelano verità molteplici, ma sempre in cammino verso l'unità.
  2. Dove trovare la Parola di cui abbiamo sete ed a cui abbeverarci se voliamo realizzare noi stessi come persone, come famiglia, come società con tutte le sue oneste esigenze temporali e ed eterne?
    Abramo, nel suo peregrinare, alla ricerca del vero, del bello e del buono, padre nella fede di quanti sono in cammino verso la terra da Dio promessa, ci porta, senza tema di sbagliare, alla Parola di verità fattasi carne umana, a Gesù.
    Gesù è la pienezza della onnipotente Parola di Dio.
    Gesù è la terra, promessa da Dio ad Abramo ed a Mosè.
    Tutti siamo chiamati a lasciarci condurre su quel monte alto, sul quale la rivelazione del vero, del bello e del buono si fa esperienza.
    Chi è il Tabor per noi, fortunatamente nati ed incamminati sulle strade che portano al Dio di Abramo, al Dio di Gesù Cristo?
    Il nostro Tabor è Gesù. Sì, Gesù ci conduce, ma, da parte nostra è necessario lasciarci condurre, senza se, senza ma.
    Più si sale con Gesù, e più Gesù lascia trasparire la sua divinità.
    Sul monte apparvero accanto a Gesù, con atteggiamento di assoluta devozione, Mosè, il liberatore per eccellenza, ed Elia, il simbolo di tutti i profeti, portatori della Parola di Dio.
    L'Antica Alleanza, consapevole di aver terminato il suo compito, attraverso Mosè ed Elia, passò il testimone a Colui che fu profetizzato ad Abramo come la terra verso cui andare.
    Quella terra, promessa in molti modi lungo i secoli, sul Tabor si rese visibile.
    Il Dio, che ad Abramo indicò una 'terra', sul Tabor svelò la 'terra' e disse: "Questi è il figlio mio, l'amato: ascoltatelo". Ma questo assaggio di paradiso, che anche molti di noi, nella nostra esperienza religiosa, abbiamo goduto, è per farci più decisi e forti nel riprendere il cammino che ci porterà verso il nostro monte Calvario, per poter dire alla fine: "Tutto è compiuto". Solo dopo raggiungeremo la risurrezione, la perenne trasfigurazione.

Il parroco: don Rinaldo Sommacal