Omelie
Omelia del 6 marzo 2011 - Per Anno IX
PER ANNO IX - ANNO A - 2011
- Mosè è forse il personaggio biblico più grande dopo Gesù.
Oltre alla Parola di Dio, volle trasmettere al popolo anche la didattica sul come apprenderla, osservarla e conservarla viva.
La Parola di Dio, oltre a trarre la nostra vita dal nulla e farla sussistere, offre anche le norme che guidano la mente ed il cuore all'ascolto perenne. La Parola di Dio, una volta ascoltata, va incisa nell'anima, cosà da unirsi indissolubilmente alla retta coscienza, in modo tale che ognuno si lasci guidare dalla Parola di Dio e la Parola di Dio non cessi mai di illuminare e moralizzare la coscienza individuale.
Con una immagine suggestiva, Mosè ci propone un metodo per rendere presente ed operante la Parola di Dio.
"Ve la legherete alla mano come un segno" dice Mosè.
Sà! Abbiamo bisogno di segni visibili e stabili che ci aiutino a fare memoria delle verità fondamentali, ma invisibili.
Siccome la Parola di Dio, che è il cibo dell'anima, ma non ha corpo, chiede di essere resa visibile attraverso un segno. Il segno, mentre colpisce i sensi, risveglia la mente ed il cuore ed accende la volontà.
Quale segno suggerisce Mosè a noi, suoi discepoli?
Un pendaglio da legare sulla fronte e far cadere davanti agli occhi.
Cosà facendo, è impossibile dimenticare la Parola di Dio.
Noi, credenti nel Dio di Abramo, di Mosè, di Davide..., lietamente sorpresi, plaudiamo all'insegnamento di Mosè, più che attuale ai nostri giorni, quando il relativismo sta minacciando tutta la pedagogia contenuta nella intramontabile Parola di Dio. - Noi, che conosciamo Gesù, il nuovo Mosè, abbiamo motivi ancor più validi per accogliere l'invito di Mosè, che ci dice: "Porrete nel cuore e nell'anima queste mie parole". Quali?
Quelle che Dio ha seminato lungo i secoli, prima per mezzo dei profeti, da ultimo, in pienezza, per mezzo di Gesù, la stessa Parola di Dio fatta carne umana, segno visibile, pendaglio tra gli occhi.
Non dimentichiamo, poi, che Gesù, in modo chiarissimo, si è consegnato come Dio e come uomo, ai Dodici, alla sua Chiesa, in particolare a Pietro, a cui disse: "A te darò le chiavi del regno dei cieli". Pietro, dunque, deve aprire lo scrigno della Parola di Dio. La Parola di Dio, fattasi visibile, c'è ed è Gesù.
Dobbiamo in continuazione accoglierla con la sapienza del cuore.
Siccome le mille fragilità ci portano a trascurare la Parola di vita che ci viene da Dio, per mezzo di Gesù, abbiamo bisogno anche noi di porcela tra gli occhi, come un pendaglio, un segno visibile.
Gesù in persona è il profetizzato 'segno'.
Il suo corpo divenne il pendaglio, il segno visibile e sacramentale.
Per i suoi contemporanei il 'segno' era il corpo fisico di Gesù, figlio di Maria.
Dopo la sua risurrezione, ascensione al Cielo, ridiscese in forma permanente sui suoi discepoli per opera dello Spirito Santo, dandosi un nuovo corpo detto 'mistico'.
Il nuovo segno efficace, invocato da Mosè, incarnato in Gesù, oggi è la Chiesa, il visibile corpo mistico di Gesù.
La Chiesa, fondata sulle dodici colonne apostoliche, non è la pur necessaria Istituzione gerarchica, bensà il popolo di Dio, la famiglia dei battezzati, la comunità dei militanti sulla terra, dei transeunti abitanti il purgatorio, dei beati del cielo.
Noi, minuscolo nucleo del Corpo di Cristo che vive in Belluno, possediamo in Cristo tutta la Parola di Dio.
Promettiamo di ascoltarla, di osservarla con gioioso impegno.
La Chiesa diventi quel pendaglio sacramentale di cui parla Mosè.
Sono certo di potervi dire, con Mosè: "Se avrete cura di mettere in pratica" la Parola di Dio, diventerete una benedizione.
Gesù in persona ci dice: "Chi ascolta le mie parole e le mette in pratica, sarà simile ad un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia".
Gesù la roccia. A noi piantarci in lui con libera, vigorosa coscienza.
"Chi rimane in me, porta molto frutto" ci dice Gesù.
Non abbiamo bisogno di mendicare parole deboli noi che, in Gesù, possediamo la Parola onnipotente ed eterna che fa quello che dice.
Il parroco: don Rinaldo Sommacal