Omelie
Omelia del 2 gennaio 2011 - Natale II
NATALE II - ANNO A - 2011
Il Natale vero ci ha conquistati e non ci vuole mollare.
Chi, tra i tanti bugiardi natali, ha saputo scoprire il vero Natale di Dio con noi, come uno di noi, chiedendoci un corpo e donandoci in cambio la sua divinità, ne rimane estasiato e conquistato.
Più lo si comprende e più la fame del Natale aumenta.
Ci ha anche stregato il modo originale di farsi uno di noi, scegliendo la tenerezza misteriosa del concepimento e mostrandosi, come ogni neonato, un rubacuori ed un bisognoso di tutto.
Le sue manine alzate, i suoi occhietti, i suoi vagiti... sono potenze invincibili che convertono a tenerezza anche i burberi più incalliti.
Chi, tra i mille inviti fuorvianti, è riuscito a captare il messaggio degli angeli che annunciavano a tutti gli uomini che 'oggi vi è nato un salvatore, che è Cristo Signore';
chi, prestando fede sincera, con la stessa ingenua semplicità dei pastori, senz'indugio, spinto dalla voce della fede, si è messo in cammino verso Betlemme e vi ha trovato Maria, Giuseppe ed il Bambino, avvolto in fasce' deposto nella mangiatoia;
stupito ed estasiato, come Pietro sul Tabor, ha chiesto di poter rimanere in quella stalla, in contemplazione, ascoltando, meditando e cantando con i cori angelici 'gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama'.
Concediamoci, pertanto, otto giorni dopo, un supplemento natalizio, dove le portate sono di una squisitezza tale che, anziché saziarci, ci aumentano l'appetito.
Il Siracide, dalla profondità dei secoli, ci dice chi è quel tenerissimo bambino, che sembra la personificazione del bisogno.
Quel bambino, l'icona dell'umanità che chiede, è l'incarnazione della divina Sapienza, è la gloria dell'Onnipotente fatta carne umana, è il Creatore dell'universo dalle schiere angeliche proclamato tre volte Santo, è Colui che dall'eternità immaginò la stirpe umana che, poi, nel tempo trasse dalla materia in evoluzione, la fece anima e corpo e le diede il potere di governare l'intero creato.
Ma da chi, a chi e per chi tutto questo?
Sì, tutto in quel Bambino. Dio, per venire tra noi, ha scelto la strada più tenera e suadente, altrimenti, come gli israeliti a Mosè, avremmo dovuto gridarGli: "O Dio, non possiamo vederti a tu per tu. Se tu avessi scelto la strada della divinità, non avremmo retto alla visione folgorante della tua divinità".
Non finiremo mai di stupire e di ringraziare Dio per aver saputo compiere la più straordinaria azione a nostro favore, attraverso la più tenera e accogliente scelta esistenziale: la via del concepimento e della nascita, come un pargolo, attraverso un grembo materno.
Dio ha scelto la strada della piccolezza e della tenerezza per permettere alla sua grandezza di entrare nella nostra carne.
Ripete infatti l'evangelista: "Ed il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". Ma subito prima aveva detto: "Ed il Verbo era Dio. Tutto è stato fatto per mezzo di lui".
Ma, pur in estasi celestiale, non possiamo rimanere inerti.
Come Gesù ricondusse i tre a valle, per riprendere il duro quotidiano dopo la trasfigurazione, così noi, con un perentorio 'perciò' (che equivale ad un ordine) dell'apostolo Paolo, siamo invitati a trasmettere ciò che abbiamo contemplato e ricevuto.
Perché non cercare di rendere amabile il nostro essere cristiani, come si rese amabile Dio facendosi un tenerissimo neonato, da tutti gli uomini di buona volontà accolto, amato ed aiutato?
Non è imperando che il cristianesimo torna, gioioso e suadente, a bussare alle nostre porte ed alle porte del mondo che ci circonda.
Gesù entra per le strade dell'umiltà e chiede di essere accolto come un neonato. Se lo accogli, egli sa farsi 'gaudium magnum'.
Facciamoci bisognosi di amabilità e di tenerezza, senza vergogna.
Ma non dimentichiamo che, nelle nostre carni, segnate dalla povertà, si sono ormai rese presenti le onnipotenti capacità divine.
Non dimentichiamoci che Gesù, il bambino rivestito di povertà, è, però, la vittoria del bene sul male, della vita sulla morte, dell'amore sull'odio, della generosità inesauribile sulla miseria devastante.
"Il Signore illumini gli occhi del vostro cuore, per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati..." ci dice Paolo.
Il parroco: don Rinaldo Sommacal