Omelie

Omelia del 12 dicembre 2010 - Avvento III

AVVENTO III - ANNO A - 2010

Giovanni, che dal carcere manda a Gesù i suoi discepoli per chiedergli: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo spettare un altro?", è lo stesso Giovanni che, tempo prima, vistolo arrivare tra la folla, indicandolo, disse: "Ecco l'agnello di Dio! Seguitelo".
Come mai questo tremendo dubbio in Giovanni?
E' in carcere, con le catene ai piedi.
Dai carcerieri sente notizie allarmanti sul suo futuro.
C'è un complotto di Palazzo. Erodiade lo vuole morto.
Tutto questo non turba Giovanni.
Lo tormentano, invece, le notizie che gli riferiscono i suoi discepoli su Gesù:
che abolisce la legge dal taglione, che invita tutti al perdono reciproco ed a non spegnere il lucignolo fumigante, che si lascia lavare i piedi da una prostituta, che accetta l'invito a cenare con i pubblici peccatori, che predica il perdono come la migliore vendetta di Dio,... e così via.
Giovanni aveva annunciato la venuta del Messia come di colui che avrebbe messo mano all'accetta per tagliare l'albero malvagio dalle radici, che avrebbe bruciato con il fuoco eterno ed inestinguibile sia il peccato che i peccatori, paragonati alle vipere...
Gesù gli manda a dire: "Non temere Giovanni. Sono esattamente quello che tu hai indicato alle folle, quando dicesti: "Lui deve crescere ed io diminuire. Io non sono degno neppure di slacciargli i sandali".
"Non ti ricordi cosa disse di me Isaia?: Ecco il vostro Dio. Egli viene a salvarvi. Si apriranno gli occhi ai ciechi, si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto...".
Caro Giovanni, non tormentarti nel dubbio.
Tu per la strada del rigore, io per quella della misericordia, proponiamo lo stesso vangelo: il vangelo della salvezza dell'uomo.
Mentre tu stenti a distinguere il peccato dal peccatore, io guardo fisso negli occhi il peccatore e gli dico: Convertiti! Torna sulla strada del bene, abbandona il male. Pago io per il tuo peccato. Io in persona ripercorro la strada della pecorella smarrita. Trovatala, non la bastono, ma me la carico sulle spalle. Io sono quella voce che ha raggiunto il figliol prodigo nel momento della disperazione e che gli ha fatto dire: "Mi alzerò e tornerò da mio padre e gli dirò: padre ho peccato. Non sono degno di essere tuo figlio...".
Io sono quel padre misericordioso che perdona e ordina di far festa, perché quel figlio era morto ed è tornato in vita".
Caro Giovanni, tu continua ad indicare ai tuoi ascoltatori la strada della conversione e del rigore morale; io vaglierò caso per caso, metterò in azione quello Spirito Santo che tu hai paragonato al fuoco, ma non sarà un fuoco che distrugge il peccatore, bensì una fornace ardente d'amore, sprigionata dal mio cuore trafitto sì dalla lancia del peccato, ma per distruggere il peccato stesso e far rinascere il peccatore.
Ma il dubbio del Battista ci torna di consolazione, proprio in questa terza domenica di avvento che inizia con il bellissimo invito di Isaia che così ci saluta: "Si rallegrino il deserto e la terra arida esulti".
Il Battista sta a dirci che anche il credente, anche colui che ha fatto della sua stessa vita un 'credo in Dio', non è esentato dalle prove. Può capitare, e capita, che anche il credente, anche il santo, possano essere tentati dal dubbio.
Recentemente, anche il cardinal Martini, parlando di se stesso, disse di non andare esente dai dubbi, lui che, come pochi, è esperto di Dio e della Parola in Cristo. La risposta è sempre Lui: Gesù.
Tra i cristiani, in questi tempi difficili, davanti a certi fatti di cronaca devastanti, serpeggia la tentazione di usare le parole di Giovanni il Battista: prendiamo la scure, recidiamo il peccatore, difendiamoci cacciando il colpevole, il sospettato...
Chi nega la difficilissima realtà di certi eventi?
Ma, da cristiani, non dobbiamo mai far dire a Gesù ciò che Gesù non ha mai detto. Meditiamo, invece, ciò che Egli ci dice: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati... La novità del cristianesimo non è il castigo, ma la capacità, anche energica, di guarire chi ha sbagliato. Questa è la civiltà cristiana.

Il parroco: don Rinaldo Sommacal