Omelie
Omelia del 17 ottobre 2010 - Per Anno XXIX
PER ANNO XXIX - ANNO C - 2010
Sia il brano di Esodo, che narra un evento storico, sia la parabola raccontata da Gesù a scopo didattico, ci dicono che la vita dell'uomo sulla terra è una battaglia continua, da combattere con due armi necessarie e complementari:
- con le forze ricevute dalla natura
- e con l'aiuto di Dio, che certamente verrà, ma a una condizione: che l'uomo glielo chieda, non un 'unatantum', non per delega, bensì con convinzione, con insistenza, direttamente, anche a costo di sembrare importuno.
L'insistenza, ce lo conferma Gesù con la parabola, è gradita a Dio.
- Giosuè, che combatte con tutte le sue forze, alla testa di quanti devono operare per il bene del popolo, ci insegna che ognuno di noi non deve aspettare la salvezza dagli altri, ma deve scendere in campo, ad ogni età, con quanto possiede, con spirito comunitario, pronto a dare, ma anche a chiedere, per combattere la buona battaglia del bene contro il male.
Anche la vedova della parabola ribadisce l'importanza dell'impegno personale nel rivendicare, con tutte le forze legittime, un giusto diritto, soprattutto se calpestato.
Madre natura dona, in modo diversificato ed a tutti, i mezzi adeguati per affrontare positivamente le giuste battaglie.
Ognuno ha qualcosa di originale e di unico. Nessuno ha tutto.
Dio ha voluto che, nel bisogno, si abbia da scoprire che, per vincere, non ci si deve dividere, ma unire, fare squadra. E' donandosi reciprocamente che tutti ricevono ed alla fine per tutti arride la vittoria.
La più bella battaglia non è quella che vede popolo contro popolo, per uccidere ed imporre ingiuste supremazie, ma quella che vede gli individui che si uniscono in fraternità, i popoli che scoprono la condivisione, le culture e le religioni che si scambiano i talenti per una vittoria della pace sulla divisione, dell'amore sull'odio, del bene sul male, dell'onestà sulla disonestà. E' indispensabile la discesa in campo di Giosuè e della vedova. - Ma necessaria è, altresì, la figura di Mosè, sul colle, che aiuta Giosuè a vincere con l'arma della preghiera. Quasi scandalizzandoci, Gesù paragona Dio a quel giudice infastidito, che cede alle insistenze ostinate della vedova. Lo fa, non per dirci che Dio è seccato dalle nostre insistenze, ma esattamente per insegnarci che non dobbiamo aver paura di chiedere, anzi ci insegna a chiedere con insistenza, sembrando perfino sgarbati nei suoi confronti.
Infatti Gesù loda la vedova e la annovera tra i veri oranti.
Se c'è una cosa giusta che ci manca o che ci è stata sottratta, scendiamo in lotta, ma sui due fronti:- quello umano, perché le istituzioni provvedano quanto è necessario e conveniente a tutti, superando le ingiustizie e mettendo tutti nelle condizioni di poter collaborare al bene comune;
- quello divino, obbedendo al comando di Gesù che ci dice: "...e Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente".
Non è Dio che dobbiamo temere, ma le cattiverie umane, soprattutto se pilotate da poteri corrotti, più o meno occulti. Fa pensare la pesante affermazione con cui Gesù conclude la coraggiosa e singolare parabola, che san Benedetto ha riassunto con il celebre motto: 'Ora et labora'.
Dice Gesù: "Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?".
Facciamo nostro l'ammonimento che Paolo apostolo scrisse al suo amato discepolo e vescovo Timoteo: "Tu rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente". Come? Con l'aiuto del Signore. Ce lo insegna il salmo 120:
"Alzo gli occhi verso i monti / da dove mi verrà l'aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore / egli ha fatto cielo e terra.
Non lascerà vacillare il tuo piede / non si addormenterà il tuo custode.
Il Signore è il tuo custode / e sta alla tua destra.
Il Signore ti custodirà da ogni male / egli custodirà la tua vita,
quando esci e quando entri / da ora e per sempre.
Il parroco: don Rinaldo Sommacal