Omelie

Omelia del 10 ottobre 2010 - Per Anno XXVIII

PER ANNO XXVIII - ANNO C - 2010

Sia la prima lettura, tratta da un libro sacro che narra fatti storici, accaduti prima della venuta di Gesù e che hanno tutti un nesso con l'alleanza Dio-uomini; sia il brano del vangelo, a noi più familiare, hanno come protagonista una malattia, la lebbra, da sempre considerata come il simbolo di tutti i mali dell'uomo, sia quelli che colpiscono il corpo, come quelli che colpiscono l'intelligenza, la volontà, il cuore. Noi ci fermeremo su questo versante.

  1. A differenza di altre malattie, al tempo dei fatti, la lebbra veniva considerata un morbo da cui molto difficilmente si poteva guarire e che facilmente poteva diventare contagioso.
    Come c'è una lebbra che devasta, progressivamente, tutto il corpo, fino a portarlo alla tomba dopo averlo mutilato ed umiliato, così ci sono malattie morali che, una volta impadronitesi della mente, della volontà e del cuore della persona, sembra impossibile debellarle. Normalmente noi chiamiamo queste malattie morali con la parola 'vizi'.
    I peggiori la morale cristiana li chiama 'vizi capitali'.
    Sono: superbia, avarizia, invidia, ira, lussuria, golosità, pigrizia o accidia.
    Tutti, più o meno, veniamo tentati dai vizi capitali.
    Più o meno, tutti dobbiamo confessare di aver ceduto in vita alla tentazione di qualcuno di questi vizi.
    Alcuni, sempre troppi, purtroppo li scelgono con lucidità o ci cascano dentro totalmente per fragilità, senza più uscirne.
    Sono costoro i principali destinatari delle odierne letture.
    Il lebbroso, di nome Naaman ed i dieci anonimi lebbrosi del vangelo stanno a dirci che in ogni dove ed in ogni tempo ci sono persone che cadono dentro le reti di queste malattie incurabili.
    La società, incapace di prevenire o guarire da certi vizi, reagisce per lo più in modo imperfetto, emanando leggi punitive più che terapeutiche. Chi sbaglia soprattutto viene condannato e punito, ma difficilmente guarito. Considerato un immondo, il lebbroso veniva allontanato dalla comunità e non doveva rimetterci piede fintanto che non dimostrasse di essere completamente guarito.
  2. Se la terapia degli uomini dimostra tutta la sua limitatezza e fragilità nel recuperare il peccatore, il Dio di Abrano e di Gesù Cristo, Gesù, il figlio di Dio, hanno nei confronti dei peccatori una pedagogia ben diversa ed efficace.
    1. Cosa proponeva Naaman al profeta di Dio per ottenere la propria guarigione?
      Quello che solitamente propone il denaro o il potere: cioè comperare la guarigione.
      Come rispose Eliseo?
      Non con il denaro, non con il potere degli uomini si vince il male, ma con la fede piena e totale in Dio e con l'obbedienza ai suoi voleri,manifestata con segni, poveri ma significativi.
      Naaman, prima reagì, poi obbedì docilmente al profeta di Dio.
      Acquistò la fede in Dio e, con la fede, la guarigione dalla lebbra.
      Disse: "Ecco, ora so che non c'è Dio su tutta la terra se non in Israele". Naaman era un siriano, quindi un infedele per Israele.
      Naaman insegna che, se ci possono essere più nazioni più culture e più religioni, non ci può, però, che essere un unico e vero Dio, comunque lo si chiami.
    2. Ma la lezione più alta ed illuminante su cos'è la lebbra, simbolo di tutti i peggiori mali morali e su come poterla guarire ci la impartisce Gesù.
      "Gesù, maestro, abbi pietà di noi!" gridarono i dieci lebbrosi samaritani, quindi politicamente nemici di Gesù.
      Gesù li guarì, ma chiese come condizione la loro collaborazione: "Andate a presentarvi ai sacerdoti".
      La guarigione dai vizi è un dono di Dio che deve essere però invocato dalla preghiera, ricca di fede, da parte del malato.
      Una volta guarito, il malato deve iniziare una vita nuova che lo riporta a riscoprire la propria dignità da non inquinare più con peccaminosi comportamenti, ma soprattutto che abbia il coraggio di rapportarsi con Dio, per mezzo di Gesù che, se ascoltato, ringraziato e pregato, risanerà la coscienza bacata e farà rifiorire, gioiosa, la bellezza della persona risanata.

    Il parroco: don Rinaldo Sommacal