Omelie
Omelia del 22 agosto 2010 - Per Anno XXI
PER ANNO XXI - ANNO C - 2010
La pagina di Isaia è straordinariamente profetica e di grande attualità. Bella da sentire, difficile da attuare.
- Bella da sentire. E' Dio in persona che parla.
Sono insufficienti le parole di Isaia per contenere il messaggio di Dio dalla portata universale.
Riascoltiamolo attentamente: "Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria".
E' Dio, il Dio di Abramo, il Dio vero che parla e dice ai discendenti di Abramo: "La salvezza, che io ho posto nelle vostre mani, non vi appartiene; non è una proprietà privata; la ho data a voi, perché voi abbiate da farla conoscere a tutte le genti e perché tutte le genti mi riconoscano come l'unico vero Dio ed in me, Creatore e Padre, tutti si riconoscano fratelli ed eredi dell'alleanza".
Gesù, nel rispondere, ma anche nell'evadere dalla domanda di un tale, che gli chiese: "Sono pochi quelli che si salvano?", prima fa una chiara lezione su ciò che rende giusto e degno di salvezza l'uomo, ogni uomo; poi, riallacciandosi ad Isaia, afferma in modo netto l'universalità della salvezza, offerta da Dio a tutti e realizzata nel tempo dalla sua incarnazione, passione, morte e risurrezione, Lui il Dio fatto uomo per tutti, perché tutti gli uomini, in Lui e con Lui, possano sedere "alla mensa nel regno di Dio".
Gesù ribadisce: "Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno". - Quali le verità contenute in questa profezia, resa operativa da Gesù, che ribadisce di essere l'unica porta attraverso la quale scende a noi la salvezza di Dio e attraverso la quale noi possiamo raggiungere la casa del Padre?
La verità prima e principale è che, comunque lo si chiami, lo si conosca, lo si segua, lo si adori, lo si predichi, lo si obbedisca, lo si ami, lo si offenda, Dio è l'Unico. L'idolatria è il primo dei peccati, seguito dal secondo che è quello di condizionare Dio dal basso, facendolo diventare diverso, religione da religione, popolo da popolo, razza da razza, cultura da cultura, suscitando funeste guerre di religione.
Quando quel signore chiese a Gesù: "Sono pochi coloro che si salvano", forse voleva sentirsi dire: "Sì! e soltanto voi, figli di Abramo, che io ho scelto come mio popolo, vi salverete".
Gesù, invece, senza cadere nel tranello insito nella domanda, sale sui piani superiori della fede nel Dio vero.
Quando inviò i suoi discepoli, Gesù non si fermò alla biblica terra promessa, ma fece capire che quella terra era solo l'icona di tutto il creato. Dove c'è una creatura, dove c'è una persona, lì c'è la presenza del Creatore, lì c'è un chiamato alla salvezza, lì arriva la cattolicità della fede nel Dio di Gesù Cristo e in Gesù Cristo figlio di Dio. Per operare a beneficio di tutti, la fede rivendica ovunque la libertà religiosa. - Ecco perché è necessario stare attenti alla domanda-trabocchetto che si ripete anche oggi: "Sono pochi coloro che si salvano?", con implicita la risposta: "Sì, e, tra queì pochi, ci siete proprio voi".
Ben venga la lettera gli Ebrei che irrompe in questa tematica con l'intento di ridare il primato alla verità e di aiutarci a ricevere da Dio la correzione circa gli errori commessi contro le verità fondamentali, facendo dire a Dio ciò che vogliamo noi.
Anche noi cristiani storicamente ci siamo a volte ostinati ad affermare che la salvezza eterna appartiene solo a noi.
Ma la rivelazione, promossa dallo S. Santo e guidata con grande oculatezza dal magistero e dai concili, ha fatto grande strada.
Oggi la Chiesa Cattolica, fortemente cosciente della propria identità, nel presentare il Dio di Gesù Cristo come il Dio di tutti e nel predicare Gesù come l'unico mediatore della salvezza universale, chiama con coraggio tutte le religioni, piccole o grandi, a dialogare, mettendo sul tavolo della mensa comune, le positive ricchezze dei propri tesori, favorendo il rispetto delle reciproche identità, ma anche proponendo strade di dialogo, per incrementare pacifiche e costruttive convivenze fraterne, a beneficio di tutti.
Magari tutte le religioni potessero insieme dire: "Padre nostro!".
No fermo ai fondamentalismi religiosi che seminano solo violenza.
Il parroco: don Rinaldo Sommacal