Omelie

Omelia del 25 luglio 2010 - Per Anno XVII

PER ANNO XVII - ANNO C - 2010

  1. Il dialogo, sublime e rivelatore ad un tempo, tra Abramo ed il suo Dio, il nostro Dio, il Dio vero; dialogo che ha per oggetto l'autodistruzione delle due opulente città di Sodoma e Gomorra, ci insegna tante cose, valide allora, ma fortemente attuali.
    Partiamo dal "grido" di Sodoma e Gomorra giunto fino a Dio.
    Cosa era successo?
    Quello che succede spesso là dove la prosperità economica diventa il fine unico e il veicolo della dissolutezza dei costumi.
    Di dissolutezza in dissolutezza, si può giungere a rendere legittimo tutto, anche ciò che va contro natura.
    Sodoma e Gomorra sono un interrogativo storico, emblematico.
    Cosa ha fatto crollare le civiltà del passato che sembravano così perfette e potenti da essere dichiarate intramontabili?
    Sempre e solo la dissolutezza dei costumi che porta all'immoralità che si trasforma velocemente in amoralità, con l'intento così di spegnere la voce della coscienza.
    L'immoralità bussa a tutte le porte del benessere.
    Là dove il benessere è fortemente guidato dai supremi valori del bene, del vero e del giusto, la civiltà non conosce tramonto. Là, dove le diverse strategie della immoralità inquinano il potere, gli usi ed i costumi degradano velocemente.
  2. Ma ecco uscire dal degrado una presenza nobile, limpida, coraggiosa, profetica; la presenza di Abramo.
    E' la personificazione di quanti, in tutti i tempi e in tutte le civiltà, non hanno mai smesso di perseguire la moralità e l'onestà della vita ed hanno remato controcorrente, per fare da diga ad tramonto dei valori morali, magari derisi e rimasti soli.
    Abramo è soltanto un uomo.
    Ma vorrebbe possedere l'onnipotenza per chiedere a Dio la salvezza di quelle due Città malvagie. Abramo profetizza eventi che si realizzeranno pienamente in Cristo, che, come Abramo è uomo, ma, a differenza di Abramo, è soprattutto Dio.
    Abramo, già purificato nella fede, forte del suo SI a Dio, rompe gli indugi e affronta Dio in persona.
    Cosa gli chiede?
    Non favori personali, come spesso capita a chi prega.
    Non salvezza per sé, per la sua famiglia, per gli amici.
    Chiede disinteressatamente la salvezza di quelle due sciagurate Città. Con che argomenti?
    Non con la falsità: Abramo ben conosce il peccato di Sodoma e di Gomorra.
    Abramo punta la sua domanda facendo leva sulla presenza dei giusti in quelle Città, sicuro di trovarne almeno una cinquantina.
    Abramo continua a chiamare a raccolta tutti i retti di cuore e li mette in ginocchio davanti a Dio, perché la forza della loro rettitudine possa compensare la giustizia divina e, così, risparmiare dalla distruzione le due Città.
    La martellante conta dei possibili giusti va, purtroppo, al ribasso.
    Più scende la conta e più si fa spregiudicata e coraggiosa la preghiera di intercessione di Abramo: "Non si adiri il mio Signore se parlo ancora una sola volta; forse là se ne troveranno dieci (di giusti)". Gli abitanti erano centinaia di migliaia.
    La proposta di Abramo, perfino assurda, da Dio, però, è accolta.
    Gli rispose: "Non la distruggerò per riguardo a quei dieci".
  3. La grande lezione di Abramo fu ripresa da Gesù.
    Una delle opere di misericordia sia spirituale che corporale, che possono fare i cristiani, non è quella di giudicare e condannare, ma quella di discernere e diventare mediatori di salvezza.
    Gesù dona ai giusti quello che Abramo non ha: la sua divinità.
    Non con la forza delle folle, neppure con la complicità dei Dodici, ma da solo, a nome di tutta l'umanità peccatrice, Gesù si presentò davanti a Dio Padre, l'offeso dal peccato dell'uomo e gli disse: "Eccomi! Prendi me, ma salva Sodoma e Gomorra, salva l'umanità. Faccio mio ogni orrendo peccato, lo disintegro con il mio sangue che non ha prezzo e porto tutti a salvezza".
    Gesù oggi si dona totalmente a noi ed agisce per mezzo nostro.
    Noi ben più di Abramo, possiamo diventare in Gesù i mediatori della salvezza. "...e se dieci?". Non la distruggerò per quei dieci".

Il parroco: don Rinaldo Sommacal