Omelie

Omelia del 13 giugno 2010 - Per Anno XI

PER ANNO XI - ANNO C - 2010

Dopo aver scalato le vette delle recenti solennità, con questa domenica scendiamo a valle, dove viviamo tutti i giorni e dove si svolge il nostro fare, dopo aver imparato l'essere.
Ci fanno da guida il profeta Natan, Gesù maestro e l'apostolo Paolo. Tutti e tre partono da un particolare e problematico aspetto della nostra realtà quotidiana, cioè dal peccato, da cui nessuno va esente, per indicarci la strada della vittoria sul peccato che è la strada della conversione, della penitenza e del perdono.

  1. Natan profeta è inviato da Dio al giovane e potente re Davide, nel tempo del suo massimo splendore. Abusando dei suoi poteri, David commise un adulterio e lo coprì con un secondo orrendo peccato, l'omicidio dello sposo tradito. Con grande coraggio Natan affronta Davide. Con la sola forza della verità va dall'uomo più potente del regno di Israele, del popolo di Dio, emblema della autorità che riconosce di avere il potere che viene da Dio e che a Dio dovrà rispondere, per dirgli: "Hai peccato!".
    Davide è il più intoccabile uomo politico del tempo e del luogo.
    Per questo ancor più grande è il suo peccato.
    Ma altrettanto grande fu la sua risposta a Natan, quindi a Dio. Ascoltò Natan. Natan divenne la voce di Dio, ma anche della sua coscienza. Davide ammise, senza scuse e senza attenuanti, il suo orribile delitto, ingigantito dal grado di responsabilità che aveva nei confronti della Comunità.
    Davide confessò: "Ho peccato contro il Signore" e si pentì.
    Davide accettò anche la dolorosissima penitenza: quella di perdere il figlio concepito nel peccato. Quale l'insegnamento?
    Se la prima grandezza dell'uomo è quella di ascoltare Dio ed adempiere con amore la Sua volontà, che sempre tende al bene di chi la compie e di chi ne riceve i benefici, altrettanto grande è l'uomo che sa riconoscere i suoi limiti, le sue debolezze, anche le sue colpe vere, siano esse note a tutti, siano esse rinchiuse nel segreto della coscienza.
    Davide come uomo insegna che anche il più timorato di Dio è persona fragile e può cadere con facilità in ogni tipo di peccati. Come re, Davide insegna a tutti i detentori di autorità, civile o religiosa, che il potere non rende immuni dal peccato.
    Davide insegna non a negare, facendo uso dell'autorità, a qualsiasi costo, il peccato, ma a riconoscerlo, a pentirsene ed a riparare i danni causati dal peccato commesso.
    Non vale la tesi che dice: "Sono in autorità! Sono innocente!".
  2. Gesù porta a compimento il progetto che Dio ha sul peccatore pentito, solo in parte svelato da Natan.
    Gesù, con la palese contrarietà di Simone il fariseo, accoglie le lacrime di quella pubblica peccatrice. Nella conversazione con Simone fa capire che sono lacrime di confessione e di pentimento.
    Quella donna, che forse per un malinteso amore, come quello di Davide, visse peccando, scoperto il vero amore trovò la strada della conversione. Gesù, che va al di là di ciò che appare e legge le intenzioni degli uomini, disse a Simone: "...io ti dico, sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato".
  3. Ecco illuminarsi la lavagna della morale cristiana circa il bene e il male, circa ciò che può essere perdonato, ma anche ciò che deve essere fatto per riparare i danni commessi peccando.
    Ci fa da guida il più alto interprete di Gesù e del suo vangelo, san Paolo che, nel brano odierno, ci dice: "L'uomo non è giustificato per le opere della legge, ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo". La legge positiva è necessaria come l'impianto idraulico che fa passare l'acqua. L'acquedotto è necessario, ma solo l'acqua dà vita. Così nel campo della salvezza eterna: tutte le leggi della Chiesa e della Società sono l'impianto necessario per far passare la moralità, ma a salvare è Gesù che si fa grazia di perdono.
    La legge dell'uomo impone al peccatore, pentito o no, le cose da fare per prevenire o riparare il più possibile il peccato e le sue conseguenze. Ma che perdona la colpa, anche la peggiore, e dona la salvezza eterna è solo la grazia che è Gesù in persona.
    Gesù perdona, ma ad una condizione: che il peccatore si converta e chieda perdono. A tutti fa dono gratuito di questa possibilità.

Il parroco: don Rinaldo Sommacal