Omelie
Omelia del 6 giugno 2010 - Corpus Domini
CORPUS DOMINI - ANNO C - 2010
Festa del Corpus Domini, del Corpo e del sangue di Cristo.
Gesù Cristo che, per accoglierci come sue membra, non ha esitato a scegliere la strada più naturale per noi, ma la più costosa ed altruista per Lui, la strada del farsi nostro cibo e bevanda.
Quando disse: "Io sono il pane della vita... In verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita", tutti si scandalizzarono, pensando a una religione da cannibali e non al capolavoro di Dio che si dona.
Anche i più vicini a Gesù rimasero turbati da quel linguaggio.
Molti lo abbandonarono proprio in forza di quel discorso.
Forse, allora, avremmo fatto altrettanto anche noi.
Ma noi, fortunatissimi, possediamo il "dopo" di quel discorso.
Noi siamo tra i privilegiati discepoli che, raggiunti dal vangelo, portato nelle nostre terre ed accolto dai nostri avi, abbiamo visto Gesù farsi vero cibo e vera bevanda, seguendo la naturale e comprensibile legge biologica della sopravvivenza.
Cosa permette al nostro corpo, quindi alla nostra persona, di vivere, di crescere, di agire e di realizzare i suoi scopi?
Il cibo e la bevanda. Tutti lo comprendono, saggi ed ignoranti.
Cosa ha scelto Gesù per donarsi totalmente a noi, Lui che, come Dio, creò questa legge di vita e, come uomo, a sua volta, per vivere necessitò di cibo e di bevanda?
Ha scelto la strada del farsi cibo e bevanda, attraverso i comuni elementi del pane e del vino.
La Chiesa è preoccupata di far giungere a tutti i cristiani questa verità proclamata, con una insolita autorità, da Gesù, dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Verità racchiusa in quella tesi uscita dalla bocca infallibile di Gesù e che risuona nei secoli: "Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita".
Dopo un anno in cui, quotidianamente, in milioni di chiese sparse in tutto il mondo, ha proclamato sul pane e sul vino "questo è il mio corpo; questo è il mio sangue", la Chiesa sceglie di proposito una giornata, ed è questa, per dichiarare all'universo intero, con grande solennità, la necessità e la centralità dell'Eucaristia.
Lo fa per molti motivi:
- in primo luogo per richiamare il valore altissimo della presenza reale di Gesù nel tempo, sotto le specie o apparenze del pane e del vino consacrati. Presenza volutamente velata dal mistero, per permettere che la nostra devozione eucaristica, non accecata dal permanente miracolo di vedere direttamente Gesù risorto, provata anche dal dubbio, possa diventare una personale e libera conquista di fede del credente che, quotidianamente, può diventare il pellegrino dell'Eucaristia, sempre puntuale all'appuntamento;
- in secondo luogo, per insegnarci le grandi virtù della spiritualità eucaristica. Ne evidenziamo alcune:
- la virtù dell'umiltà: ad imitazione del volontario Prigioniero del pane eucaristico, impariamo a scegliere le strade dell'essere rispetto a quelle dell'esibirsi, tentati dal culto del super "io";
- la virtù del silenzio: quante ore, quanti giorni, quante notti Gesù eucaristia è tra noi, sempre fedele e disponibile, ma in gran parte lasciato solo. Lui, per sua natura Parola, insegna il valore del silenzio. Quante volte, in certe circostanze, il tacere vale più del parlare, del gridare;
- la virtù del sacrificio: l'Eucaristia è suddivisa in pane e vino.
L'Eucaristia è il simbolo di chi ama fino a dare la vita per la persona amata.
Tu che dubiti di essere amato o di saper amare, sosta davanti al tabernacolo. Prima di lamentarti, impara la lezione da quella presenza muta e misteriosa, che parla solo di amore che si dona.
Per Lui sei una presenza. Ti farà sentire amato e ti insegnerà, per strade tue, originali, l'amore vero: quello verso il tuo prossimo, ma ancor più verso di te. Chiediti: "Che posto ha Dio nei miei pensieri e nei miei affetti?". Accogli l'accorato invito di Gesù: "Se uno mangia questo pane vivrà in eterno". Non fartelo ripetere.
Il parroco: don Rinaldo Sommacal