Omelie
Omelia del 30 maggio 2010 - SS. Trinità e Festa della Parrocchia
SS.TRINITA' E FESTA DELLA PARROCCHIA - ANNO C - 2010
Questo annuale appuntamento, iniziato nella seconda metà degli anni settanta, per tre anni celebrato nella malga Canal Del Gat, poi per alcuni anni a Vena d'Oro, ultimamente qui in Valpiana, sempre si propone di offrire momenti di amicizia. Può essere chiamato con più nomi.
Ha anche il sapore di un pellegrinaggio.
Negli ultimi anni, spontaneamente, è diventato una festa in famiglia e delle famiglie.
Quest'anno il nostro appuntamento su questo pianoro provvidenzialmente coincide con la festa liturgica della SS. Trinità, la solennità che canta la Famiglia di Dio.
La professione di fede che facciamo tutti i giorni, quando, tracciando su noi la croce, diciamo: "Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo", diventa oggi la solennità liturgica della Santissima Trinità, celebrata da tutta la Chiesa la domenica successiva la Pentecoste. Chi è il Dio Uno e Trino, Trino, ma sempre Unico?
E' il mistero dei misteri della vita in sé e dell'origine di ogni essere vivente.
Noi non possiamo comprendere il mistero di Dio.
Potessimo capirlo, lo avremmo ridotto a un ragionamento, quindi avremmo distrutto Dio.
Per essere Dio, Dio non può non essere il mistero dei misteri.
Ma, con la stessa forza che affermiamo l'impossibilità di capire totalmente Dio, con tutte le nostre superiori facoltà intellettive ed affettive diciamo: "Dio c'è!".
Non lo diciamo con fatica, quasi per obbedienza, ma sulla vetta del nostro inebriante e conscio stupore.
Possiamo dire, anzi gridare: "Dio c'è!", anche solo perché possiamo dire "io sono".
La fede non è il rifugio degli asini, dei retrogradi, degli ignoranti, dei condizionati, dei bigotti...
La fede è generata dalla sapienza ed è l'intelligente conclusione umana della scienza al suo apice.
Più la scienza fa il suo mestiere, cioè frugare i misteri dell'essere, e più il ricercatore si avvicina a Dio, l'origine dell'essere. Sfidiamo chiunque a dimostrare il contrario.
Ma, più ci si avvicina alle porte dell'IO SONO, e più il nostro cercare e trovare si fa trepida confessione: "Sì, ho cercato, ho anche trovato, ma ho percorso strade già tracciate da Colui che dal nulla le ha chiamate".
Se per lo scienziato Dio più rimanere l'Onnipotente, l'Onnisciente, l'Onnipresente..., per noi, pur modesti pensatori, ma fortunati ascoltatori del Dio che ci ha parlato per mezzo del Figlio, si aprono le porte del Cielo e vengono sciolti i sigilli che svelano, non solo la natura delle creature, ma addirittura la stessa natura di Dio.
Sul piatto della fede cristiana ci vengono offerte verità su Dio e sull'uomo che possiamo divorare con fame che non conoscerà sazietà. Gesù fu condannato a morte come blasfemo, ma la sua risurrezione testimoniò che disse la verità. Quale? Che era figlio di Dio.
Gesù parla con il Padre e parla del Padre. Con nomi molteplici poi rivela la presenza di un terzo IO in Dio, lo Spirito Santo, la personificazione dell'Amore. Sarà inviato a noi, perché porti a noi la Trinità e ci faccia diventare famiglia di Dio.
Ora passiamo dallo stupore all'essere!
Spalanchiamo le nostre porte al Dio Uno e Trino e lasciamoci inseminare dalla onnipotente fecondità di Dio, per rinascere umanità nuova. Non per le strade della superbia e della insubordinazione, ma per le vie dell'innamoramento, affrontiamo a viso aperto la molteplicità delle crisi che stanno minacciando la sopravvivenza dell'uomo sulla terra;
puntiamo al sublime progetto di Dio, che è quello che fare dell'uomo, con il suo consenso, il capolavoro di Dio.
Senza Dio o contro Dio il fallimento è sicuro.
Con Dio e per Dio la vittoria è certa e strepitosa.
- Cosa dobbiamo importare da Dio ed esportare in Dio?
Importiamo, riscoperto e contemplato, fino allo stupore, che è il "do di petto" della gioia, il dono della vita, sia quella umana e sia quella che, visitata dalla fede e dal battesimo, ci ha rigenerati figli di Dio.
Esportiamo in Dio, per mezzo dell'Emmanuele, la nostra umanità, da Lui amata, cercata e voluta fino alla morte e fatta rinascere immorale con la gloriosa risurrezione. - Quale è il sogno di un pastore come me, preso, senza alcun suo merito, dalla comunità ed inviato alla comunità come colui che, con la sua umanità cristificata, deve rendere realmente presente il Dio fatto uomo?
Quello di poter donare a tutti, con la parola e con i sacramenti, l'Emmanuele, per portare tutti a diventare, con Gesù, i prediletti figli di Dio ed i cittadini del Cielo.
Ecco perché ho scelto questa giornata, la giornata per eccellenza della famiglia, sia essa divina, sia essa umana, sia essa fondata sul sangue, sia essa rinata dalle viscere del fonte battesimale, per fare memoria e rinnovare con voi la mia consacrazione sacerdotale, avvenuta cinquant'anni or sono. Sempre più sento la mia vocazione una scelta sponsale.
Se i primi passi del mio sacerdozio furono all'insegna di un santo ardore per conquistare a Cristo il mondo intero, oggi, ripercorrendo a ritroso la mia esperienza, concludo con un umilissimo e commosso "magnificat" che canta le meraviglie che Dio sa compiere anche con persone come me che sono una innumerevole galleria di limiti ed errori.
Grande è Dio che non usa la bacchetta magica per riedificare il mondo nuovo, ma accetta i nostri limiti.
Partendo dai miei molti errori, mi metto in ginocchio davanti alla mia comunità, faccio miei e confesso tutti i peccati commessi dalla Chiesa e dai miei confratelli sacerdoti sparsi in tutto il mondo.
Con voi famiglie, con voi sposi, segni visibili di Dio, che ha creato l'uomo a sua immagine, maschio e femmina, elevo il più alto canto di ringraziamento: e perché ci siete, e perché avete saputo perseverare nella fedeltà, e perché, in un tempo di crisi di tutte le istituzioni, matrimonio compreso, siete la inconfutabile prova che l'amore vince.
Se siete saliti quassù anche con le inevitabili ferite della perseveranza, dalla Famiglia Divina ricevete vigoroso il balsamo della gioia. Tornando a valle, contagiate di passione il nostro quotidiano individuale, familiare, sociale, ecclesiale.
Ai miei genitori, alla mia santa famiglia, ai miei preziosi parrocchiani, a quanti mi conoscono, dico: "Grazie, grazie, grazie". La festa continui!
Il parroco: don Rinaldo Sommacal