Omelie

Omelia del 2 maggio 2010 - Pasqua V

PASQUA V - ANNO C - 2010

L'evangelista Giovanni oggi ci rivela quello che fu lo stile pastorale di Gesù.
Stile dinamico ripreso dai suoi discepoli, in particolare da Paolo di Tarso. Oggi è lo stile della Chiesa. Vediamolo. Gesù, scelti con amabile fermezza i dodici, cioè quelli che sarebbero diventati le pietre vive su cui piantare ed edificare il nuovo popolo di Dio, la sua Chiesa, li andò formando per tappe.

  • In primo luogo li evangelizzò, cioè trasmise loro, con le parole, con gli esempi, con segni e miracoli, le verità che dovevano diventare la carta magna della nuova umanità che Gesù era venuto a generare.
  • Se le verità naturali e soprannaturali dovevano essere le perle preziose della collana, chiamata vangelo, cioè lieta notizia, il filo d'oro, che le univa e le portava ad essere operanti in tutti e in tutte le direzioni, era il comandamento nuovo che Gesù in innumerevoli circostanze e discorsi, consegnò ai dodici, cioè il comandamento dell'amore, già ampiamente annunciato anche dai profeti.
    Comandamento fatto di poche e chiare parole che non hanno bisogno di spiegazioni, ma solo di ascolto e di assimilazione.
    Non possiamo non riascoltarle e, se cristiani, non condividerle.
    Se volessimo lucidamente trascurarle o travisarle; se non volessimo viverle in prima persona, sarebbe opportuno che avessimo il coraggio di dire: "Lascio Cristo! lascio la Chiesa!".

Gesù ci dice: "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri". Se noi siamo "gli uni", chi sono "gli altri?".
Nel predicare a voi questo comandamento di Gesù, che è di una chiarezza disarmante, anch'io mi sento stordito, confuso, spogliato. Come si fa a vivere alla lettera questo comandamento, così chiaro? Lo capiscono anche gli analfabeti. E' talmente esigente da suscitare l'interrogativo: "Chi sarà capace di amare così?". Per fortuna Gesù, che ci ha dato questo comandamento, lo ha vissuto per primo, in pieno, in modo sovrabbondante e anche a nome nostro.
Ci ha amati, uno ad uno, totalmente, senza se e senza ma, senza distinguere tra buoni e cattivi, tra santi e peccatori.
Io, povero d'amore, sono stato amato personalmente da Gesù.
Ho qualche dubbio? Alzo gli occhi sul crocifisso.
Da lassù la risposta scende chiara: "Sì, Gesù mi ha amato da Dio!".
Ora lo chiede a me. Se me lo chiede, significa che l'amore è la strada: la sua, la mia, la strada di ogni civiltà, di ogni religione vera, del cristianesimo in primis e che Lui sarà là dove c'è chi ama.
Non tremino i veri credenti che si trovano a fare i conti con situazioni particolari in cui amare gli altri o quella determinata persona non è assolutamente facile, quasi impossibile.
Chi vuole amare, ma non è ancora capace di farlo in modo pieno come Gesù, è sicuramente sulla strada giusta.
Chi si mette sulla strada dell'amore, è già amore che fa strada.
Il più alto pulpito del vangelo di Gesù è, quindi, il suo comandamento che dice: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni gli altri".
Lo dico anzitutto a me, a noi pastori in Cristo, spesso inceppati tra il dover predicare questo comandamento e il non saperlo vivere in modo esemplare. L' "amatevi gli uni gli altri" dovrebbe pendere davanti ai nostri occhi, sempre nuovo, all'inizio di ogni giorno. Dimenticarlo è dimenticare la nostra carta di identità.
Noi pastori, voce di Cristo, dobbiamo predicarlo sempre:
a noi stessi, alle nostre comunità, alle gerarchie, a tutti i battezzati che si riconoscono fratelli in Gesù Cristo, quindi figli di Dio. Aggiungerei: "Amate! ma cercate anche di essere amabili!".
Il cristiano, ovunque si trovi, per scelta non può non mettere al primo posto quello che Gesù ha indicato come identità, cioè il comandamento dell'amore fraterno. E' difficile, ma necessario.
I cristiani che, in nome del potere ricevuto dal popolo, si offendono, si insultano, si distruggono, non danno l'esempio di aver messo al primo posto il comandamento che dice: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri".
Gesù, aiutaci a capire come ci si può amare, anche avendo sacrosanti modi diversi di vedere e di volere il bene comune.

Il parroco: don Rinaldo Sommacal