Omelie

Omelia del 11 aprile 2010 - Pasqua II

PASQUA II - ANNO C - 2010

Che salto di qualità tra gli apostoli del venerdì santo e gli apostoli, rinati con la risurrezione del Maestro e con la discesa su di loro dello Spirito Santo promesso!
"Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli" racconta la prima lettura.
Da dove venne loro questo vigore che prima non avevano, che suppone una radicale e gioiosa scelta di vita, senza alcun timore?
L'hanno ricevuto gratuitamente dallo Spirito di Gesù risorto.

  1. Si erano barricati in casa, per timore dei Giudei, quel giorno dopo il sabato, la nostra domenica. Mancava solo Tommaso.
    Secondo loro le notizie riportate dalle donne erano vaneggiamenti.
    Erano tutti di pessimo umore. Probabilmente stavano decidendo di sciogliersi come gruppo e di tornare ai loro antichi lavori.
    Improvviso ecco il prodigio: "Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse loro: Pace a voi. Detto questo, (perché non avessero dubbio alcuno, ma potessero vedere per credere) mostrò loro le mani e il fianco".
    Era Gesù in persona. Si fece toccare. Incitò la loro curiosità, perché diventasse esperienza vera e non un paradisiaco sogno. Nessuno di loro dubitava che Gesù, il loro Maestro, che avevano seguito per tre anni, fosse veramente morto. Sconcertante ma vero!
    Giovanni, il più giovane di loro, raccontò loro tutti i particolari, vissuti in diretta, della morte e sepoltura di Gesù.
    Morte dichiarata ufficialmente, non dai suoi, ma dalla autorità competente, che volle accertarsi di persona del decesso dei tre.
    I due ladroni, ancora vivi, furono uccisi, spezzando loro le gambe e causandone il dissanguamento.
    Trovarono che Gesù era già morto, causa le molte ferite subite.
    Per togliere ogni dubbio, gli trafissero il costato con una lancia. Dice l'evangelista: "Ne uscì sangue ed acqua".
    Lo ribadiamo, quella di Gesù fu morte certa, anche per fugare le ridicole notizie che ogni tanto rinascono sulla ipotesi di una sua morte solo apparente. A morte certa, certa, quindi, la risurrezione.
    I suoi discepoli, che i nemici di Gesù incolparono di furto o di una messa in scena per farlo apparire risorto, erano i più lontani in assoluto dal pensare e dall'architettare lucidamente tutto ciò.
    Confessarono con vergogna di essersi rinchiusi in casa, non per inventarsi una finta risurrezione in funzione di una fasulla nuova religione, ma vigliaccamente per paura.
  2. Ciò che accadde quella sera, superò infinitamente tutte le loro capacità sia razionali, che di fede.
    Gli apostoli non erano persone culturalmente elevate. Erano semianalfabeti, semplici lavoratori, adusi alle cose pratiche, immediate e non a filosofare. Dopo gli alti discorsi che Gesù faceva sul suo futuro, i dodici, lontano dal capirli, si mettevano a discutere chi di loro fosse il più grande e che posto avrebbero avuto nel regno temporale che Gesù avrebbe inaugurato, visto che aveva il potere di fare miracoli.
    Questo lo dico per ribadire che gli apostoli erano gli ultimi in grado di inventare la sceneggiata di una finta risurrezione.
    I primi a dover essere convertiti all'idea di una risurrezione di Gesù non erano i suoi nemici, ma i suoi discepoli, che erano in procinto di tornarsene a casa.
    Per questo la loro testimonianza diventa formidabile. Avvenne in loro una conversione ad U. Ancor più utile, ai fini di una storicizzazione della risurrezione di Gesù, fu la reazione di Tommaso, uno degli undici, assente quella sera del giorno dopo il sabato. Al coro festoso dei dieci che gli dissero: "Abbiamo visto il Signore", rabbioso rispose: "Se non vedo… io non credo".
    Grazie apostoli per la vostra incredulità.
    Grazie Tommaso per la tua testarda reazione da offeso.
    Premesse tutte per rendervi credibili, quando ci dite che Gesù, il Risorto, è apparso a Pietro, a voi, ad altri, a quanti potevano essere veramente credibili. E' in forza della vostra credibilità che la vostra testimonianza diventa per noi la pietra d'angolo su cui poggiare la nostra fede nella risurrezione di Gesù e guadagnarci, così, il suo grande complimento: "Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto".

Il parroco: don Rinaldo Sommacal