Omelie
Omelia del 14 marzo 2010 - Quaresima IV
QUARESIMA IV - ANNO C - 2010
La liturgia della Parola di questa domenica è pervasa da uno spirito di novità molto positivo.
- Si parte facendo memoria del giorno storico in cui il popolo ebreo, uscito dalla schiavitù d'Egitto, dopo aver peregrinato a lungo nel deserto, mise piede nella terra tanto promessa e agognata.
- Tutto il dinamico passaggio dalla schiavitù dell'Egitto alla libertà della terra promessa andò sotto il nome di "Pasqua".
- Iniziò quella notte che segnò la fine della schiavitù in terra d'Egitto.
- Si concluse con la Pasqua celebrata in Galgala, vicino a Gerico, che segnò la fine di un "ieri" e l'inizio di un nuovo "oggi", fondato sul ferreo proposito di non ricadere mai più nell' "infamia dell'Egitto".
- Nel deserto primeggiò la provvidenza di Dio, attraverso la manna caduta dal cielo per ben quarant'anni, gratuitamente.
- Al di là del Giordano il popolo dovette rimboccarsi le maniche e guadagnarsi da vivere con il sudore della fronte.
- Uno dei significati permanenti della "Pasqua" è proprio questo: vivere continuamente nella dinamica del passaggio, del provvisorio, del presente che se ne va e del futuro che bussa incessantemente alle porte, per diventare a sua volta un presente, veloce come tutti i presenti, da non accogliere impreparati, per non consegnarlo vuoto alla storia, che un giorno verrà giudicata dal suo unico ed infallibile giudice: Dio. Il domani dipende sempre dal nostro oggi.
- Ecco il forte messaggio che esce dalle pagine di questa liturgia:
- libera il tuo presente, scegli tra presente e presente, divoralo una volta scelto, fallo diventare tua storia e storia di salvezza, scioglilo da ogni egoismo e donalo per il bene di tutti se non vuoi che vada a finire tra le cose inutili e diventi un peso per la tua coscienza.
- Sei chiamato a trasformare la manna in pane, cioè la provvidenza, con i suoi doni, in storia, in vita per te e per coloro a cui tu sei legato con legami di amore, con debiti di gratitudine, con doveri di comunione. Ogni giorno è una nuova Pasqua.
- La Pasqua della domenica, che la liturgia ci chiama a celebrare settimanalmente, ci dice che siamo in una Pasqua perenne, cioè siamo in un continuo divenire, un divenire che dipende molto da ciò che ci precede e da ciò che ci circonda, ma che ancor più dipende da noi, da me, da quello che coscientemente, liberamente decido di fare ed effettivamente faccio, in questo contesto esistenziale.
- Sto ricevendo in dono la Pasqua che altri hanno celebrato, ma sono anche un celebrante di Pasqua per altri, perché la storia mi vuole, mi vede e mi giudicherà da protagonista.
- Da soli non si fa Pasqua. La Pasqua suppone vita di comunità, di famiglia, di popolo, di società, dove trionfa l'insiemistica, la logica del dare per ricevere e del ricevere per raddoppiare il dare.
In questa dinamica, che fa parte della natura dell'uomo, c'è scritto anche che, venendo l'uomo dall'infinito e tendendo all'infinito, anche l'infinito entra da protagonista nella Pasqua dell'uomo.
Puntuale l'apostolo Paolo prende la parola e ci dice: "Se uno è in Cristo, è una nuova creatura, le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove". Siamo fatti per un "nuovo" perenne.
Se da Dio abbiamo ricevuto il potere, già straordinario, di essere sempre un divenire pasquale, che dal meno va verso il più, che dall'imperfetto va verso il meglio, cosa dire del dono che Dio ci ha fatto, inviandoci il suo unigenito figlio, Gesù, che ha immesso nel tempo l'eternità? L'eterno entrò nel tempo, si immedesimò nella nostra storia, ci chiese il tutto di noi, non si fermò neppure davanti ai nostri mali morali e fisici, si immolò per soddisfare le nostre colpe e liberarci dalla morte e ci portò entro il suo "terzo giorno", donando a tutti la Pasqua di risurrezione. - Ma come, se ognuno di noi, per quanto si sforza di essere una persona giusta, si sente addosso il cancro del peccato e le debolezze del bugiardo che promette, ma non mantiene?
Risponde ancora Gesù, nostra Pasqua, raccontandoci, sì, chi è l'uomo peccatore, ma soprattutto chi è Dio, l'imbattibile padre misericordioso. Mentre noi saremmo portati di suggerire a Dio di castigare questo e quello, Gesù ci dice: "Dio è Padre; pensa, agisce e ama da padre. Un padre soffre terribilmente per gli errori dei figli, ma perdona sempre il figlio che chiede perdono".
Se, per caso, ci sentiamo il figlio maggiore, impariamo la lezione.
Il parroco: don Rinaldo Sommacal