Omelie
Omelia del 31 gennaio 2010 - Per Anno IV
PER ANNO IV - 2010
- Stupiti per le parole che pronunciava, i compaesani di Gesù si dicevano l'un l'altro: "Non è costui il figlio di Giuseppe?" Appena Gesù, da uno di loro si presentò come uno per loro, cioè profeta, gli decretarono quella fine che subirono più o meno tutti i profeti: "Lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte... per gettarlo giù". "Nemo profeta in patria!".
Che strana sorte tocca sovente alle persone che, presa coscienza dei doni particolari che natura e grazia hanno loro consegnato, si mettono a disposizione di tutti, per portare parole vere e aiutare tutti a percorrere strade giuste, anche andando controcorrente! Anche nelle nostre storie da "piccolo mondo antico", quante volte certe persone, ricche di giustizia e di creatività, fin tanto che non emergono, godono stima e rispetto, ma appena emergono per quel tanto in più che hanno ricevuto da natura e da grazia, magari con il sincero desiderio di collaborare per il vero bene di tutti, diventano il bersaglio preferito di certa opinione pubblica, perché disturbano, quindi devono essere zittiti, magari insidiati con i mille mezzi che la malevolenza sa offrire.
Purtroppo non è una sorpresa. Lo disse senza mezzi termini Dio stesso al suo profeta Geremia: "Ti faranno guerra...". - Perché succede questo, quando, dal più profondo di ogni retta coscienza, sgorga perenne il bisogno di verità, di onestà, di bontà, di solidarietà, di conversione che tutti a parole invocano?
Il perché lo si trova interrogando l'altra fonte, quella velenosa, che trae le sue sorgenti dall'orgoglio, dalla superbia, dall'amor proprio, che si ribella a Dio, a tutti i suoi valori e si chiama egoismo.
C'è scontro epocale tra amore vero (Dio) e" amor proprio (Superio).
L'amor proprio ha dalla sua armi efficaci, come la mancanza di principi e di leggi morali.
Se non gli dai fastidio, se sei un fedele soldato al suo seguito, se ti inchini di fronte a questa divinità del momento, sarai addirittura applaudito, difeso e potrai anche fare una certa carriera.
Ma se ti azzardi a contrastargli il potere, in nome soprattutto di un qualche valore morale, allora aspettati il precipizio.
Strepitosa, invece, è la proposta di vita che ci viene da Dio, Colui che è il datore di ogni esistenza e di ogni singola vita.
- C'è una persona in carne ed ossa che rese e rende presenta il vero volto di Dio e la sua straordinaria presenza operativa: Gesù, che come uomo ci rivela le meraviglie della natura umana e come Dio opera la nostra salvezza, chiedendo, però, la nostra collaborazione.
- Dio non è geloso e non vuole fare tutto da solo.
- Dio, prima ancora che i nostri genitori avessero deciso di darci la vita, ci ha pensati ed a ciascuno ha affidato un compito di umana e divina collaborazione, per portare insieme l'umanità e l'intero creato verso quella evoluzione che si chiama vita eterna.
- "Prima di formarti nel grembo di tua madre io ti ho conosciuto" disse il Signore a Geremia e lo ripete su ognuno di noi.
- Il Dio di Gesù, ancora prima che io nascessi, mi conosce e mi dice: "Sarò con te fin dal concepimento, perché tu sia con me per sempre e tu possa condividere quello che IO SONO, cioè la vita eterna".
- Qual'è la strada che porta Dio a noi e noi a Dio?
Unica è la strada e l'apostolo Paolo ce la srotola davanti , come una corsia preferenziale, chiedendoci di percorrerla con decisione.
E' la strada dell'amore, che in Dio diventa Carità.
Il più alto inno in assoluto dell'amore lo ha composto Paolo apostolo. Ogni parola di quell'inno sa di immenso e ogni affermazione è un ineffabile e concreto programma di vita.
Ogni parola contiene il tutto dell'amore ed il tutto dell'amore si svela nuovo ad ogni parola. Riascoltiamole, una ad una, come le singole note di uno spartito musicale. Dice Paolo: "la CARITA": è magnanima, è benevola, non è invidiosa, non si gonfia di orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, si rallegra della verità, tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine". Spargiamo questo comandamento come seme fecondo e virus salutarmente contagioso, entro le coscienze, sulle famiglie, nelle stanze delle decisioni. Non dimentichiamolo, saremo tutti giudicati sull'amore!
Il parroco: don Rinaldo Sommacal