Omelie
Omelia dell'8 dicembre 2009 - Festa della parrocchia
FESTA INVERNALE DELLA PARROCCHIA - ANNO C - 2009
Una festa per cacciare i mali e rilanciare la gioia cristiana di vivere, di pensare, di operare, per realizzare a due mani il più splendente progetto di vita: la pace su tutta la terra e la salvezza eterna.
Disse Adamo, lo sfascia-alleanze:"Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura... mi sono nascosto" (Gen). La logica del maligno!
Il messaggero celeste salutò Maria, la donna del "SI"": "Rallegrati piena di grazia, il Signore è con te" (Lc). La logica di Dio.
L'uomo senza o contro Dio è un pauroso, un fuggiasco, un infelice.
Si difende oscurando la verità, trasmettendo ignoranza, seminando dubbi, strumentalizzando scandali, teorizzando ateismo...
L'uomo con Dio, qualsiasi uomo, dal santo al peccatore, è vincente:
dà un senso al presente e punta sulla vittoria della vita sulla morte.
E' la missione in particolare della nostra stupenda religione: predicare il Dio che c'è, ma soprattutto il Dio che è annuncio di misericordia, di amore, di giustizia, di pace, di gioia e di vita eterna.
"Avvenga per me secondo la tua parola" ci insegna l'Immacolata.
Affettuosamente abbracciati da Maria, vogliamo con estrema consapevolezza ribadire alcune scelte che poi diventino storia vera e non solo immaginata o parlata.
Vogliamo proclamare, con la sapienza del cuore, alcune verità di fede e di fede cristiana che, proclamate, diventano esperienza vissuta, anche insieme. Proclamiamo solennemente:
- che Dio c'è, che è Padre è Figlio è Spirito Santo;
- che il Figlio di Dio si è fatto nostro figlio, per mezzo di Maria;
- che la sua incarnazione è stata una scelta d'amore verso di noi;
- che, avendogli noi dato la nostra carne, in cambio abbiamo ricevuto la sua divinità, per cui possiamo chiamare Dio "papà';
- che con il battesimo, oltre a diventare figli di Dio, veniamo in Cristo a formare un solo corpo, un popolo di sacerdoti, chiamati a rinnovare il sacrificio di Cristo mediante l'eucaristia da Lui a noi donata;
- che la diffusione del suo Regno, regno universale e unico di giustizia e di pace, annuncio del futuro Regno celeste, dove tutto il nostro essere glorificato si nutrirà della incommensurabile, infinita ed eterna gioia divina, è stato posto nelle nostre mani: come Maria donò al mondo il Cristo storico, così noi, popolo profetico e sacerdotale, dobbiamo generare il Cristo della fede; la diffusione nel mondo del Cristo della fede dipende dal nostro slancio missionario, che, con convinzione, professiamo. Dobbiamo, però, con umiltà confessare di aver ceduto, per pigrizia, il privilegio missionario ad alcuni sparuti militanti, che oggi, a gran voce, chiedono nuovi operai, per non compromettere la mietitura.
Ecco uno degli scopi della nostra comunità parrocchiale, che festeggia i suoi sessant'anni di vita:
- certamente quello di ricevere con gratitudine la fede dei padri, conservarla integra e tramandarla accresciuta ai nostri figli;
- ma anche quella di predicarla in tutte le parti del mondo, sia il grande mondo che è lontano da noi, sia il piccolo mondo, ma sempre più plurietnico, che siamo noi, Chiesa di Belluno.
Si predica solo ciò che si conosce e si ama.
Potessimo ripetere con Paolo, "per me vivere è Cristo".
Temo che, ad un severo esame di coscienza, noi stessi dobbiamo confessare di essere sfocati circa la nostra identità cristiana.
Serpeggia anche tra noi l'idea che essere cristiani significhi essere occidentali, avere una identità più sociologica che di fede da difendere da eventuali ingerenze di chi viene con altre culture e altre religioni. Il cristianesimo, quando è vissuto nella sua totalità, ci fa persone che irradiano attorno la gioia di esserlo.
Come ai primi tempi della Chiesa, chi non è credente o crede al altre divinità, vedendoci, magari potesse esclamare: "Come si vogliono bene!" e venga a bussare alla nostra porta. Non cacciare gli altri, ma realizzare sé stessi.
Tra noi, poi, ci sia anche chi, innamorato di Cristo, lo faccia conoscere con spontaneità, delicatezza e gioia contagiosa, senza cadere nel settario fanatismo religioso. E, perché no? Anche lo spuntare di una vocazione sacerdotale!
Loreto: sessant'anni di parrocchia! Ci sono dentro tutti i tasselli per dire bene, benissimo, ma anche per denunciare raffreddamenti, ritardi, errori, difetti circa quella identità che fa della parrocchia un popolo profetico, sacerdotale e regale, in casa, sul territorio, lievito per il mondo intero.
Grazie a quanti qui hanno lavorato per la sua nascita, la sua adolescenza, la sua precoce maturità, la sua ritornante giovinezza a beneficio della Chiesa e della Città a cui diede quattro sindaci. Su tutti i protagonisti mi inchino davanti alla figura eccezionale del parroco fondatore: mons. Nilo Tiezza. Natale! Avanti!
Il parroco: don Rinaldo Sommacal