Omelie
Omelia del 29 novembre 2009 - Avvento I
AVVENTO I - ANNO C - 2009
E' con emozione e trepidazione grandi che varchiamo la soglia del nuovo anno liturgico: anno di vita, anno di grazia, anno da scrivere a due mani: Dio e noi.
Ci guiderà l'evangelista Luca.
Congedandoci dal vecchio anno, abbiamo fatto un proposito: parlare meno di Gesù per permettere a Gesù di parlare di più. Perciò, con tono confidenziale, ma sempre riverenziale, chiedo a Te, Gesù:
"Il tuo profeta Geremia, con quel solenne e perentorio richiamo: -ecco verranno giorni in cui io realizzerò le promesse. Farò germogliare per Davide un germoglio giusto", cosa vuole dirci?. Gesù ci risponde:
"Geremia, pur senza conoscermi, annunciò i giorni in cui io sarei spuntato come un germoglio che avrebbe esercitato su tutta la terra il giudizio e la giustizia.
"Il mio evangelista Luca vi riporta il richiamo che io, il germoglio profetizzato da Geremia, feci e diedi ai miei discepoli, perché a loro volta lo avessero da predicare e spargere in tutto il mondo ed in tutti i tempi, oggi a voi.
Dissi allora e lo ripeto: -alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina-.
"Che cosa intendo con quel "alzate il capo?".
"Che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso".
Forse si riferiva a questo tuo forte richiamo l'apostolo Paolo, quando, alle prime comunità parrocchiali chiedeva con decisione: "Il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell'amore fra voi e verso tutti. Voi conoscete le regole di vita che vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù?".
Se ho ben capito, caro Gesù, tu ci stai dicendo che dobbiamo ritornare da te, e chiederti "chi sei", chiederci "chi siamo" e, con te, scegliere ciò che dobbiamo fare!
Tu stesso, Gesù, che noi sacerdoti a volte predichiamo come un personaggio del passato, in modo troppo scolastico e poco esistenziale, puoi dirci "chi sei?".
"Volentieri. E voi non ascoltatemi come scolari svogliati, ma come il campo che a primavera attende con ansia la ferita della vanga entro cui deporre il seme, che poi germoglierà. Siate con me il "germoglio giusto" di cui parla Geremia.
"Siete pronti ad ascoltarmi? Ed, ascoltando, a ricevermi? E, ricevendomi, a rinascere nuove creature, creature "giuste" per esercitare sulla terra il giudizio e la giustizia?".
"Io, prima di essere il figlio di Maria, quindi il figlio dell'uomo, il vostro figlio, ero e sono il figlio di Dio, il Dio unico che, nel suo immenso mistero, è famiglia.
Il Padre mi consegnò il progetto della creazione, quel progetto che, dall'eternità, avevamo gioiosamente concepito, per riempire il nulla di innumerevoli bellezze.
Perché non dovesse essere solo un presuntuoso esercizio di onnipotenza creatrice, abbiamo voluto dare vita anche ad un essere non solo esistente, ma anche pensante e amante, che potesse essere il "sì" del creato ed avere con noi un rapporto familiare: l'uomo, maschio e femmina, nostra immagine e somiglianza.
"L'apostolo Paolo, scrivendo alla Chiesa di Colossi, così racconta e canta l'origine del mondo, la mia opera.
"Scrive di me:- Cristo è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui".
"Se mi state seguendo, ci dice Gesù, all'inizio di questo nuovo anno di vita e di grazia, vi invito a rinnovare la meravigliosa coscienza di esistere. Siete opera mia, ma ora chiedo la vostra collaborazione".
Gli rispondiamo: "Caro Gesù, scuoti le nostre menti pigre e borghesi.
Confessiamo il peccato dei ricchi: siamo sazi e distratti.
Non siamo più capaci di commuoverci, fino alle lacrime, per il solo fatto che abbiamo il dono della vita che ci viene elargita gratuitamente e in continuazione, non per nostro merito, ma unicamente perché tu, Gesù, ci ami. Solo per merito tuo noi sussistiamo.
Se agli inizi della nostra vicenda terrena l'ignoranza è incolpevole;
se nell'infanzia dello spirito è concepibile anche la mancanza del conoscere le nostre strepitose origini divine;
folgorati dalla divina rivelazione non possiamo più concederci ritardi circa la nostra autoconsapevolezza.
Abbiamo in te, Gesù, un maestro eccezionale.
Sei l'unico che può insegnarci tutto, senza riceverlo da altri.
Noi vogliamo che, ogni domenica, la liturgia diventi la tua cattedra e la tua mensa. Promettiamo di ascoltarti e di cibarci di te.
Ci è più facile parlare di te silenzioso. Ma cadremmo nel rischio di farti diventare uno dei tanti personaggi muti, da imparare a memoria, poi da rinchiudere nel libro del catechismo. Invece vogliamo far parlare te.
Tu animerai la nostra liturgia domenicale:
sarai tu alle porte di chiesa ad accoglierci;
sgridaci se arriviamo in ritardo;
insegnaci la virtù del vero ascolto;
aiutaci ad avere appetito della tua Parola, per diventare poi, durante la settimana, parola di vita là dove siamo ed operiamo;
fa che la nostra assemblea, fedeli e sacerdoti, sappia, con le tue stesse parole, rinnovare nel sacramento la tua reale presenza.
Se noi non parleremo di te, ma accoglieremo te, diventeremo nel mondo quel popolo sacerdotale che rinnova nel tempo il mistero della tua presenza reale che crea, che redime, che salva, che semina e raccoglie speranza". Amen. Buon anno a te Gesù ed a noi!
Il parroco: don Rinaldo Sommacal