Omelie

Omelia 8 novembre 2009 - Per Anno XXXII

PER ANNO XXXII - ANNO B - 2009

  1. Siamo nell'anno sacerdotale 2009-2010.
    Il cuore di quest'anno e di questo tema non siamo noi sacerdoti, neppure la crisi vistosa delle vocazioni sacerdotali.
    Certamente la chiamata di tra i giovani al sacerdozio è un tema prezioso ed urgente, ma per noi cristiani, prima della sequela, cioè prima di dire di sì a Gesù, c'è da meditare sempre di più sulla figura di Gesù, l'unico sacerdote della nuova ed eterna alleanza. Ci viene incontro, in modo mirabile, la lettera agli Ebrei.
    Afferma, senza alcun dubbio, che solo Cristo è l'unico sommo sacerdote. Lo è per sua stessa natura, perché, come Dio-uomo, è l'unico ponte sul quale passa l'azione divina in favore dell'uomo e dell'intero creato: in Lui sussistono e li santifica.
    Come uomo-Dio Gesù è colui che si offre vittima di espiazione e di purificazione delle colpe dell'umanità e la redime.
    Gesù riassume in sé le due fondamentali qualità del sacerdozio:
    quello di offrire la vittima e quello di essere la vittima stessa.
    Tutto questo è avvenuto "una sola volta" per sempre.
    Nel santuario della croce non vince il peccato, ma Gesù, l'infinito amore, vittima sacrificale per la vittoria finale del bene sul male. Come figlio di Dio, Gesù prese la sua umanità e la offrì pura e santa al Padre per distruggere il potere delle tenebre e vincere la morte.
    Come figlio dell'uomo, Gesù offrì liberamente la sua persona divina quale vittima sacrificale.
    Pagò l'uomo, poiché Gesù è uomo. Meritò Dio, poiché Gesù è Dio.
    E questo una volta per sempre. Nel cristianesimo non ci sono, come nella prima alleanza, più sacerdoti e più sacrifici.
    Il sublime è che l'unico ed eterno sacerdote, con l'unico ed eterno sacrificio, permangono nel tempo e si rinnovano nella Chiesa. Infatti Gesù si è donato totalmente alla sua Chiesa. Oggi è la Chiesa a perpetuare nel tempo il Cristo sacerdote e vittima. Lo fa esercitando il sacerdozio di Cristo che Gesù stesso consegnò agli apostoli, dicendo loro: "Fate questo in memoria di me".
    La Chiesa prende il giovane dalla comunità e lo introduce in quel santuario non fatto da mani d'uomo, che è Cristo.
    Cristo, unico sommo sacerdote, continuerà ad offrirsi per la salvezza del mondo attraverso coloro che hanno ricevuto il sigillo sacramentale del suo unico ed eterno sacerdozio.
  2. Ma, come la vedova di Zarepta, come la vedova del vangelo, è cosa buona e giusta che abbiamo da scoprire il potere sacerdotale che abbiamo noi, singoli cristiani e, ancor più, quando, uniti, formiamo il nuovo corpo di Cristo, cioè la Chiesa.
    Con il battesimo siamo diventati un popolo sacerdotale.
    Come figli di Adamo, riceviamo la salvezza dal sacrificio sacerdotale di Gesù, salvezza che passa attraverso la fede e i sacramenti. Come figli di Dio possiamo completare quello che manca alla passione e morte di Cristo.
    Gesù, come Elia, si dona totalmente a noi.
    Ma fa quello che fece il profeta Elia con la vedova: ci chiede tutto.
    Non ci chiede il superfluo, cioè quello che non ci costa niente, come l'elemosina dei ricchi nel tempio di Gerusalemme.
    Gesù ci chiede l'obolo della vedova, cioè quello che risulta essere anche il necessario al nostro essere e al nostro operare, cioè tutto.
    Ecco come attivare la virtù sacerdotale che abbiamo ricevuto col battesimo: accogliere in noi Gesù, ma anche donarci totalmente a Lui in pensieri, parole ed opere, per completare quello che manca alla sua passione, fin quando "apparirà una seconda volta... a coloro che l'aspettano". Il vino dell'eucaristia è il segno visibile del sangue di Cristo, il cui prezzo è senza confini, superiore al debito contratto dal peccato del mondo. Ma quel vino accoglie con gioia la immersione di quelle poche gocce d'acqua che rappresentano noi. "L'acqua unita al vino sia segno della nostra unione con la vita di colui che ha voluto assumere la nostra natura umana" dice il celebrante in ogni messa. Ma Cristo capo per mezzo di chi esercita il suo ministero sacerdotale con cui genera in continuazione il suo corpo che è la Chiesa? Per mezzo dei presbiteri che ricevono il Suo sacerdozio con il sacramento dell'ordine sacro (PO 3,12). Ecco perché chiediamo con forza ai giovani un gioioso e certamente coraggioso sì alla vocazione sacerdotale.

Il parroco: don Rinaldo Sommacal