Omelie
Omelia del 18 ottobre 2009 - Per Anno XXIX
PER ANNO XXIX - ANNO B - 2009
- Isaia profeta, come un esperto scultore, con limpide parole abbozza una umanità futura piena di luce e di prosperità.
Ma su quale pietra viva Isaia scolpisce questo futuro invitante, attraente, appagante?
Sul Calvario, la trasudante montagna dei dolori.
La Parola di Dio non teme di andare controcorrente e di presentare, quale componente del progresso, tutto ciò che richiede impegno, dedizione, fatica, sofferenza, sacrificio, martirio.
L'icona più vicina al messaggio biblico è e resta la maternità:
la vita nuova, per venire alla luce, richiede alla madre acuto dolore.
E' cosa perfino strana, ma vera: dove c'è sofferenza, c'è stimolo al progresso, mentre dove c'è benessere a sazietà si rischia la paralisi del progresso. Molte sono le tipologie positive della sofferenza.- C'è la sofferenza fisiologica del crescere, che accompagna e stimola tutti i salti di qualità della nostra vita in evoluzione.
Affrontando coscientemente, con equilibrio e positivamente tutti i passaggi della crescita, la persona si evolve con saggezza, progredendo in un giusto equilibrio psicofisico, in modo tale che la parte animalesca non prevalga o non si esageri la cura dell'intelletto e dell'anima umiliando il corpo. - C'è la sofferenza che sempre insidia il corpo, la parte più fragile della persona, destinato alla morte, cioè la malattia.
La sofferenza fisica è spesso il motore della ricerca, che tende a conoscere, debellare le malattie e respingere i poteri della morte sempre più entro i confini dell'inevitabile. - C'è poi la sofferenza esistenziale della parte interiore della persona, dove risiedono i sentimenti, i pensieri, i desideri, i progetti, le scelte, la potenza quasi divina del pensiero che si fa idea, conoscenza, scelta, scopo, vita che genera vita...
La biografia degli uomini grandi è sempre costellata di pagine di incomprensioni e di sublimi sofferenze, principalmente morali ed intellettuali, simili alle doglie del parto: big-bang interiori che hanno portato i giganti della storia a concepire e partorire quelle scoperte o iniziative che, dopo l'immolazione degli inventori, sono diventate il progresso dell'intera umanità. - La sofferenza rigenerante per eccellenza, che ha capovolto la storia dell'umanità e del creato, l'ha vissuta Dio in prima persona, per riportare la salvezza là dove, causa la disobbedienza, era subentrata la vittoria del male e della morte.
Eccolo sul patibolo l'uomo-Dio, fatto bersaglio di ogni più orribile ingiustizia, distrutto fisicamente, infangato nel suo onore, ma libero, cosciente e sostenuto dalla divinità, volontaria vittima sacrificale per riparare, per riconciliare, per riscrivere col sangue l'eterna alleanza Dio-uomo, uomo-Dio, uomo-uomo, uomo-creato.
- C'è la sofferenza fisiologica del crescere, che accompagna e stimola tutti i salti di qualità della nostra vita in evoluzione.
- Il motore del dolore redentivo non è la rassegnazione ma l'amore.
A chi gli chiedeva il privilegio di comandare senza obbedire, di ricevere senza donare e di godere senza soffrire, Gesù rispose: "Voi non sapete quello che chiedete".
Poi, con un ardito salto didattico, inaugurò i tempi nuovi dell'autorità. Proclamò Gesù: "Chi vuol diventare grande tra voi, sarà vostro servitore".
E' facile raccogliere questo assioma, applaudire e scriverlo a grandi lettere sui palazzi del governo.
E' facile gridarlo ai quattro venti sugli altri.
E' meno facile quando lo si deve vivere in casa propria.
Non è forse vero che un po' di autorità l'hanno tutti, anche i più semplici? Non è forse vero che ognuno di noi può dire: "Voglio?".
A tutti, quindi, sono rivolte le parole di Gesù, certamente in proporzione del potere che le vicende della vita hanno messo nelle nostre mani.
Grande responsabilità, comunque, grava su noi cristiani che, discepoli di Gesù, giornalmente ci cibiamo della sua parola.
Noi sacerdoti, ministri della Parola, dobbiamo, non solo predicare queste verità, ma esemplarmente viverle, imitando il Maestro.
Egli ci chiede: "Siete disposti a bere il calice che io bevo?".
Fedeli, suscitate coraggiose vocazioni sacerdotali!
Aiutate noi sacerdoti ad essere sempre di più la presenza di Gesù venuto, non per essere servito, ma per servire. Grazie.
Il parroco: don Rinaldo Sommacal