Omelie

Omelia del 11 ottobre 2009 - Per Anno XXVIII

PER ANNO XXVIII - ANNO B - 2009

  1. La prima lettura ci presenta la preghiera di un vero credente.
    La sua fu una preghiera di domanda. Non sappiamo cosa chiese.
    Conosciamo, invece, quale fu il primo dono che Dio gli concesse.
    Con sorpresa gli elargì la prudenza.
    Il pio israelita continuò la preghiera.
    Dopo la prudenza gli venne infuso lo spirito di sapienza.
    Inebriato da questo dono, esclamò: "La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto..., tutto l'oro al suo confronto è come un po' di sabbia".
    Continuò: "L'ho amata più della salute e della bellezza. Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni".
    C'è da leggere, rileggere, riflettere e meditare su questa preghiera e sulla pedagogia che scaturisce dal dono divino della sapienza.
    Una domanda: "Oggi, quale genitore, quale maestro, quale insegnante, quale educatore, quale amministratore, quale datore di lavoro direbbe con convinzione a suo figlio, al suo alunno, al suo seguace, al suo dipendente...: "Chiedi, per prima cosa, la prudenza; lasciati guidare dal dono della sapienza?".
    Spero che ci siano ancora tali pedagoghi, ma abbiamo tutti la netta sensazione che a noi ed alle nuove generazioni vengano indicate, come cose da chiedere e a cui tendere con tutte le nostre forze, proprio quelle che il saggio israelita considerava un "nulla" rispetto alla sapienza e, cioè, la ricchezza, la salute, la bellezza, il piacere, la notorietà, il potere, ecc. L'imprudenza ci allontana dalla sapienza.
    Quando non è la sapienza a guidare l'educando e le sue scelte di vita, allora può succedere di tutto: che, con le ricchezze, si accumulino anche gli affanni, le invidie, i tranelli, i tradimenti, i complotti, le immoralità. Si sono cercati i doni e si è dimenticato il Donatore. Il benessere materiale si è trasformato in malessere esistenziale. Il culto della ricchezza allontana quello che tutti cercano: la gioia del vivere. La vita diventa una deleteria competizione. Mettere al primo posto le cose da possedere è una chimera, non è vero progresso, non è saggezza.
    Coltivare la pianta della vita con la guida dalla prudenza, che ci fa vagliare cosa da cosa, fino ad approdare al valore sommo che è la sapienza, questo sì che è produrre ricchezza vera.
  2. Ma dove abita la sapienza che ha come ancella la prudenza?
    Ce lo dice la lettera agli Ebrei.
    La sapienza non è una cosa, è Dio in persona.
    Ma, per farsi dono di sapienza a noi e per permettere a noi di immergerci in Lui, Dio si è fatto Parola.
    La parola ha un potere divino!
    Non è forse vero che, se ascolto la parola detta da uno, quella parola entra in me e, se accolta, diventa parte di me?
    Ecco cosa si propone Dio, la Sapienza increata: farsi dono a chi lo cerca, farsi accogliere da chi lo ascolta.
    "In principio era il Verbo. Il Verbo era Dio. Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" ci ricorda l'evangelista Giovanni.
    Per sua natura la parola è dono per chi la ascolta e la accoglie.
    Dio, per poter parlare all'uomo, farsi capire ed accogliere dall'uomo, si è fatto uomo.
    Chi ascolta Gesù ascolta Dio.
    Chi ascolta, diventa ciò che ascolta. Chi ascolta Gesù, la Parola, riceve Gesù: è la prima comunione che anche noi facciamo ogni domenica, quando proclamiamo la Parola di Dio e la ascoltiamo, anche con l'aiuto dell'omelia, che fa da ancella alla Parola.
    Tutti la possono ricevere, anche chi non può mangiare il pane.
    "La Parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio" dice la lettera agli Ebrei.
  3. Imitiamo quel "tale" del vangelo che corse incontro a Gesù, gli si gettò ai piedi e gli chiese: "Maestro buono, che cosa devo fare...?".
    Gesù è Parola di vita per ognuno di noi.
    La stessa parola è udita, capita e accolta da noi in modi liberi, diversi, originali, preziosi.
    Si apre qui il discorso della nostra risposta personale alla personale chiamata di Dio. E' il tema dell'anno, il tema della vocazione.
    Tra queste chiamate, Gesù ne indica una speciale: lasciare tutto per Lui. E' la vocazione del prete e del religioso. Si ritrova tutto.
    di valorizzare ancor di più l'ascolto della Parola di Dio, sia perfezionando la puntualità alla messa, ma anche avendo sul comodino di casa i vangeli, per poter ogni tanto chiederci: "Cosa ha Dio da dirmi? Cosa devo chiedere a Dio?"
    Come quel tale che corse incontro a Gesù, Parola di Dio, chiediamogli anche noi: "Maestro buono..."

Il parroco: don Rinaldo Sommacal