Omelie

Omelia del 20 settembre 2009 - Per Anno XXV

PER ANNO XXV - ANNO B - 2009

  1. Il libro della Sapienza tocca con crudo realismo una verità che è una costante nella storia dei popoli e che è il tallone d'Achille di ogni civiltà, cioè la persecuzione dei giusti a cui si fanno monumenti dopo averli uccisi.
    "Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d'incomodo" dicono gli empi; e sentenziano: "Condanniamolo ad una morte infame". A parole tutti e in tutte le parti del mondo invocano giustizia.
    Quando si trova un giusto, prima lo si osanna, poi lo si elegge, ma, quando governa con giustizia, da fastidio a molti, anche a coloro che lo hanno voluto. La tendenza di tutti è quella di far diventare criterio di giustizia i propri interessi e di considerare ingiusto chi non ci da ragione.
    Tutti invocano giustizia e uomini giusti, ma quando uomini giusti governano con giustizia diventano per lo più uomini scomodi a molti. Hanno buon gioco, allora, i mestatori di ingiustizie a sobillare malumori, a fomentare discordie, ad inventare sospetti, ad ordire tranelli, anche ad emanare sentenze di morte fisica o civile.
    Quanti uomini giusti, presenti nelle più diverse culture, hanno pagato con la vita il loro eroico servizio agli ideali della giustizia. Innumerevoli sono i martiri della giustizia.
    Noi ben conosciamo il prezzo pagato dai cristiani in nome della giustizia, la giustizia fondata sulle verità che vengono da Dio e che troviamo incarnate in Gesù Cristo l'Uomo Giusto perché Vero.
    Innumerevoli furono e continuano ad essere in tutte le parti del mondo i credenti in Cristo che, per il solo fatto che sono i testimoni viventi del Cristo, che ha liberato l'uomo da ogni ingiustizia e ha reso giusti tutti gli uomini, donando a tutti pari dignità, hanno patito persecuzione e morte violenta.
    Cosa dice il libro della Sapienza di questi martiri per la giustizia?
    Gli stessi empi devono confessare: "Se, infatti, il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto e lo libererà dalle mani dei suoi avversari".
    Noi togliamo quel "se". Infatti Gesù, il giusto di Dio, si è fatto uomo per elevare tutti gli uomini a figli di Dio.
    Pertanto chi, in nome di Cristo, o anche solo in nome della Giustizia, per essa si sacrifica, da Dio in persona sarà glorificato.
    Dopo aver esaltato i giusti, chiediamoci seriamente: e noi? Ed io? Che conti aperti ho con la giustizia, la giustizia che scende da Dio, che è incarnata in Gesù Cristo, che è scritta nei vangeli e nella retta coscienza, che è in modo infallibile difesa ed interpretata dal magistero della Chiesa, la prima ad essere perseguitata quando la difende. Giustizia resa possibile con il supporto della misericordia per quanti, (cioè tutti), dopo aver sbagliato, si pentono e si rimettono in cammino per diventare costruttori di giustizia.
  2. Supposto che la giustizia trionfi, cosa può inquinare una preziosa comunità di persone giuste?
    Lo dice l'apostolo Giacomo: la gelosia e lo spirito di contesa.
    Definire la gelosia è difficile, ma tutti ne sentiamo la presenza.
    Potrei chiedere: "Chi non ha mai provato gelosia alzi la mano".
    E' meglio ammettere di essere tutti tentati di gelosia e da qui partire per fare un discorso terapeutico ed ascetico.
    Molti possono essere gli aiuti per scoprire e guarire la gelosia, come il consiglio, la terapia di gruppo, il dialogo sereno tra coniugi, tra amici, tra colleghi, tra istituzioni, la meditazione, la preghiera, ecc.
    Gesù, che conosce noi ben più di noi, poiché siamo usciti dalla sua sapienza creatrice e ci ha salvato dalla catastrofe del peccato d'origine, sa che il rimedio numero uno del peccato, quello della gelosia compreso, è la confessione sincera fatta, attraverso i sacramenti della Chiesa, a Dio in persona che ci conosce e ci aiuta nella nostra conoscenza. A noi, che gli confessiamo e colpe e debolezze, che già conosce, Dio dirà: "Va in pace, perché il tuo peccato ben confessato, non solo è perdonato, ma è anche distrutto". Però non è frequente sentire uno che confessi il peccato di gelosia.
  3. A quanti, come i discepoli di Gesù, hanno manìa di grandezza, diciamo con il Maestro "Siate umili! Mettete ciò che siete ed avete al servizio di tutti! Dei bambini non imitate quel gridare "io!io!", ma la fiducia sconfinata che hanno nei loro genitori". Dio resiste ai superbi, ma è con gli umili.
    Chi il più grande? Colui che si fa il servitore di tutti!

Il parroco: don Rinaldo Sommacal