Omelie
Omelia del 30 agosto 2009 - Per Anno XXII
PER ANNO XXII - ANNO B - 2009
- Oggi la Parola di Dio mette a confronto tra loro due legislatori:
Mosè che codifica in leggi umane i comandamenti ricevuti da Dio;
Gesù, che è l'origine della legge, perché come Dio è l'origine della vita, quindi, l'unico che può dire quali sono le norme transeunti, modificabili, perfezionabili e quali sono le leggi perenni, intoccabili, che tutti devono rispettare, laici compresi, perché sono l'origine della vita e le sentinelle perenni in favore della vita.
Quale deve essere lo scopo primo ed inalienabile di ogni vera legge che definisce la natura dell'uomo, la interpreta e la difende?
Lo dice già Mosè, nel discorso al popolo: "Perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi". E aggiunge: "Non toglierete nulla ai comandi del Signore".
Ogni legge, pensata dall'uomo per l'uomo, come dice Mosè, ha il suo fine già inscritto nella natura dell'uomo: "Perché viviate".
La vita dell'uomo è il valore supremo, che sta al di sopra di ogni altro valore pur nobile, importante. Pertanto, ogni legge deve sempre partire da questo imperativo: favorire, salvaguardare, difendere la vita dell'uomo, di ogni uomo, dal concepimento alla morte. La legge naturale in ogni singolo uomo vede tutto l'uomo.
La vita dell'uomo non si misura in forza delle sue condizioni socio-politiche che possono essere la ricchezza, la nazionalità, la razza, la professionalità, la religione, il rango sociale, la salute, ecc.
Chiunque possiede il dono della vita è uguale davanti alla legge ed i suoi diritti primari non devono conoscere le sperequazioni dovute alle situazioni contingenti.
Una società degna di questo nome non emetterà mai, direttamente o indirettamente, leggi che privilegiano tra vita e vita e dividano i viventi tra chi ha il diritto di vivere e di vivere bene ed altri che vengono considerati come i precari del diritto alla vita, per cui possono anche essere emarginati senza scrupoli.
Perché tutti ed ognuno abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza è sceso tra gli uomini lo stesso Autore della vita, il Verbo di Dio. Per far capire che la vita dell'uomo, anche del singolo uomo ha un valore divino, Gesù non ha esitato a donarsi in cibo di vita eterna, diventando, con il suo sacrificio sacerdotale, ponte che dona all'uomo la divinità e chiama tutti a vincere la morte ed entrare di diritto nell'immortalità, partecipando dell'eternità di Dio.
Per Dio il prezzo di ogni singolo uomo è Gesù in persona.
Gesù salva tutti, non esclude nessuno e non sottrae a nessuno il diritto alla vita ed i mezzi necessari per vivere e vivere con gioia per vincere la morte. I mezzi ci sono, ma mal distribuiti dall'uomo.
Gesù, come Dio, ha scritto questa legge nella natura dell'uomo;
Gesù come uomo ci da l'esempio fino a che punto onorarla;
Gesù come legislatore supremo ci chiede di codificarla a beneficio non solo di una minoranza, ma di tutti e di ciascun uomo, magari partendo proprio dai più deboli, come l'embrione, l'andicappato, il povero, il malato, il disoccupato, il pellegrino... - Ma Gesù, nel vangelo d'oggi, richiama anche la gerarchia tra le leggi. Salva la prima intoccabile e perfettibile in favore della vita, spezza, poi, una lancia nei confronti di tante leggi, nate in certe circostanze e per certe necessità, perché possano, anzi debbano essere cancellate dalle generazioni successive senza scrupolo.
A chi lo rimproverava di non osservare certe tradizioni degli antichi, Gesù rispose: "Trascurando il comandamento di Dio voi osservate le tradizioni degli uomini".
Nulla vieta che la legislazione si occupi anche delle peculiari tradizioni di un popolo, di una minoranza, di una civiltà.
Ma, allorché una tradizione avesse da violare o trascurare le necessità vitali di un uomo, di una minoranza, di un popolo, di un povero, di un bisognoso..., allora non c'è dubbio: si tralasci quella tradizione e si facciano leggi di vita.
Davanti alla sfilza di malvagità, denunciate da Gesù, compiute da chi si crea leggi di comodo per apparire giusto e nascondere l'animo cattivo, dobbiamo pure noi, singole persone, ma anche come cittadini, come cristiani, come razza, come entità sociale... chiederci: da che parte stiamo? Dalla parte di chi difende la vita in tutte le sue fondamentali esigenze, o dalla parte di chi divinizza i propri privilegi a scapito, anche mortale, dei più deboli?
Il parroco: don Rinaldo Sommacal