Omelie
Omelia del 19 luglio 2009 - Per Anno XVI
PER ANNO XVI - ANNO B - 2009
Dio, fin dall'antichità, ama presentarsi a noi, non con la potenza maestosa ed imperiosa del re, ma con la tenerezza del pastore che ama una ad una le sue pecorelle.
Siccome Dio è purissimo spirito, sceglie di tra gli uomini alcuni che lo rappresentino. Un titolo li accomuna: pastori.
Nascono, così, nella storia della salvezza le tre categorie dei pastori: rappresentanti visibili del Dio invisibile:
- i profeti, che ricevono da Dio l'illuminazione e sono inviati al popolo perché, con parole umane, facciano conoscere la Parola di Dio e la sua volontà;
- i re, perché, ricevendo da Dio, attraverso le più svariate forme, il potere, abbiano da governare con saggezza e giustizia il popolo;
- i sacerdoti, perché diventino quel ponte che congiunge la terra al cielo e permette a Dio di rendersi presente e visibile attraverso degli uomini, resi sacri con una speciale consacrazione.
Cosa dice di loro il Signore, per mezzo del profeta Geremia?
Con amarezza esprime un lamento, visto il cattivo uso che certi profeti, re e pastori fanno del potere pastorale che hanno ricevuto.
Lo hanno ricevuto, quindi non è una loro proprietà.
Lo scopo non era quello di arricchirli, ma di mandarli al popolo per far giungere integra agli uomini la Parola di Dio, per governare il popolo con il solo scopo di raggiungere il bene comune e per portare il popolo verso i pascoli della prosperità e della pace, dove regna l'amore reciproco e dove, tutti uniti, sentono di essere la nazione che Dio si è scelto.
Ma, dice ancora Dio per bocca di Geremia: "Verranno giorni nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto che regnerà da vero re ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra".
La profezia si è avverata in modo superiore ad ogni previsione.
Noi ne siamo testimoni.
Il "germoglio giusto" suscitato da Dio altri non è che lo stesso Dio fatto uomo, il quale, da re che era si fece schiavo, per donare agli schiavi la natura che gli è propria, la natura divina.
Pertanto, chi riceve Gesù, riceve nelle sue carni umane il Buon Pastore, cioè il profeta, il re e il sacerdote.
Ed ecco il prodigio:
quel popolo che camminava nelle tenebre, ricevendo l'incarnazione di Dio, è diventato un popolo profetico, regale e sacerdotale. Questo tesoro è alla portata di tutti, ma non è un'imposizione. E' un dono, con l'invito ad accoglierlo. Chi, conosciuto in modo giusto il dono, lo avesse, con piena consapevolezze, da rigettare, condanerebbe se stesso alla perdizione. Chi non lo accogliesse, causa la pigrizia dei pastori che dovevano rivelare il Cristo, ma avesse conservato per tutta la vita la rettitudine d'intenzione, attraverso la porta stretta entrerà nel regno di Dio, riservato a tutti gli uomini di buona volontà. Dio chiederà conto a chi ha conosciuto Gesù: "Cosa avete fatto del mio Cristo donato a voi, perché a vostra volta aveste da donarlo ad altri?". Beati quei pastori: sacerdoti, profeti e re che, pur stanchi, quasi consumati dal servizio, non demordono e sono ancora disponibili a portare Cristo alla gente che invoca, domanda, cerca, con la speranza di trovare e di ricevere anche l'impossibile.
La vera spiritualità dei profeti, dei sacerdoti, ma anche di ogni autorità, dovrebbe essere quella che Gesù suggerì ai suoi: "Alla fine, dopo aver dato tutto di voi per la santa e giusta causa, dite: siamo servi inutili".
E' allora che il Signore dei signori, farà nuove tutte le cose, eleverà i servi fedeli alla dignità del Padrone e si vedrà il Padrone offrire il banchetto nunziale e servire i suoi servi stupiti e increduli.
Ma chi mai, quale potere temporale può fare cose simili: che il servo diventi padrone e che il padrone si metta a servire, in un gioco non di sottomissione, ma in una gara a chi ama di più e di più è amato?
"Davanti a me ti prepari una mensa, sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo, il mio calice trabocca. Felicità e grazia mi saranno compagne" ci fa dire il salmo 22.
Il parroco: don Rinaldo Sommacal