Omelie
Omelia del 21 giugno 2009 - Per Anno XII
PER ANNO XII - ANNO B - 2009
Tre messaggi piovono sulla nostra assemblea dai tre brani che compongono oggi la liturgia della Parola e che noi raccogliamo.
- A Giobbe, di tutto il Vecchio Testamento l'uomo il più problematico, introspettivo, acuto, razionale ma credente, obbediente ma non sottomesso, Dio disse: "Chi ha chiuso tra due porte il mare...?". Cioè: "Chi ha tratto dal nulla quanto di immenso esiste?".
Sottintesa è la perenne diatriba tra l'intelligenza operativa dell'uomo e la signoria di Dio sull'intera creazione ed evoluzione.
L'uomo, e fa bene, è per sua natura un insaziabile ricercatore.
Nella sua sete di sapere, di cercare, di interrogare e di proclamare tesi più o meno scientifiche, l'uomo necessariamente si incontra con l'ignoto. La scienza che cerca, con retta intenzione e con umiltà, usando i preziosi strumenti che la tecnologia mette a disposizione, fa bene. Dio stesso stimola la conoscenza, se è vero, come è vero, che continuamente, a chi gli chiede, invia i suoi doni eccelsi che sono la sapienza, l'intelletto, la scienza. Ma Dio invita anche il ricercatore a dirsi umilmente: "Io scopro ciò che già esiste. Dov'ero, quando il creato usciva dal seno materno di Dio? Lì s'infrange il mio orgoglio".
A Giobbe Dio disse: "Fin qui giungerai. Il tuo campo di ricerca è la materia. Giunto alle porte dell'Ignoto, dell'Invisibile, fermati! Anche tu sei una creatura. Trepidante, tendi la mano alla fede per andare oltre le porte della ragione".
Chi violasse i confini ed avesse da costruire dogmi in nome della scienza, cadrebbe nella ritornante tentazione di sostituire Dio con la ragione, dimenticando che anche la ragione è una creatura.
Splendida ancella, se utilizzata per percorrere le strade della ricerca; orgogliosa usurpatrice se volesse sostituirsi a Dio.
Il dialogo auspicabile tra Dio e l'uomo si trasforma nel dialogo scienza-fede: binomio sponsale vincente. Scontro devastante. Non sono incompatibili. Sono le due ali che fanno volare l'uomo sempre più nelle profondità dell'essere creato e creante.
Nell'armonia scienza-fede, l'uomo ancor più conosce e, conoscendo, crede. Aumentando la fede, si allarga l'orizzonte della conoscenza.
La fede non pretenda di leggere le Scritture come libri di scienza, né la scienza pretenda di creare o distruggere Dio a suo piacimento. - Secondo brano. Paolo apostolo, scrivendo ai Corinti, afferma:
"L'amore di Cristo ci possiede".
Ecco una realtà che non è manipolabile da un laboratorio: l'amore.
Puoi analizzare ogni cellula fisica di cui è composto il corpo umano, ma non puoi afferrarne l'io, la persona, i sentimenti, la fantasia, l'intelligenza, la libertà, l'amore.
Tu laboratorio puoi possedere il corpo dell'uomo.
Tu amore, sfuggendo alla tecnica, possiedi la persona che ti cerca.
Dio, per innamorarsi di noi e farsi innamorare da noi, ci ha chiesto un corpo. Quale scienza può vivisezionare questo mistero?
Gesù Dio possiede l'uomo. Gesù uomo possiede Dio.
Tale operazione sfugge alla scienza empirica.
I suoi effetti sono paragonabili ad una nuova creazione.
Ognuno di noi, se abbiamo il dono della fede, possiamo, anzi dobbiamo giungere a dire con san Paolo: "L'amore di Cristo mi possiede". Ed io? Dove sono con il mio amore, quell'amore che non può essere analizzato in un laboratorio, ma pervade tutto l'essere, fisico, morale, sentimentale, spirituale di chi lo possiede?
Se amo, possiedo. Se corrisposto, sono posseduto. - Ma Dio, che ci ama, quindi ci possiede, non ci priva della libertà.
L'amore non è amore se non è libero.
Imporlo significa ucciderlo.
Per rimanere libero deve essere rigenerato dalla prova.
Gesù non amava forse i suoi discepoli?
Proprio per questo permise la prova della tempesta.
Chi di noi non ha avuto la prova dell'amore?
Chi di noi, in vita, non ha dovuto gridare: "Non ti importa niente di me? Non vedi che, per amore, sto soffrendo?". Le prove non vanno mai chieste, ma, quando capitano, vanno affrontate. La vittoria ha tre protagonisti: io con me stesso, io-tu, noi e Dio.
Se pregato con amore, Gesù dirà alla prova: "Taci! Calmati!".
Il parroco: don Rinaldo Sommacal