Omelie

Omelia del 14 giugno 2009 - Corpus Domini

CORPUS DOMINI - ANNO B - 2009

Solennità del Corpus Domini che, tradotto, è: "Solennità del SS. Corpo e Sangue del Signore". Uno degli inni della liturgia, composti dal sommo filosofo e teologo Tommaso d'Aquino, così canta l'eucaristia: "Panis Angelicus fit panis hominum. O res mirabilis!".
Gesù, durante l'Ultima Cena, sotto le specie del pane e del vino, si è fatto realmente presente e si è realmente donato in cibo e bevanda sublimi, sovrumani, divini, a noi mortali.
Come il pane ci dà vita nel tempo, così l'eucaristia dà la vita eterna.
E' cosa buona e giusta che, a noi, che celebriamo l'eucaristia tutti i giorni, con il rischio di abituarci ad essa e di perderne il significato ed il sapore, ci venga donata una "giornata eucaristica", attraverso la quale, in modi diversi, abbiamo da liberarci dall'abitudine che tutto relativizza per ridarle lo splendore che le è proprio.
L'eucaristia è sacramento che racchiude in sé e, come sorgente inesauribile, svela, dona ciò che Dio ha realizzato in Cristo per noi: cioè la salvezza universale, celebrata con una alleanza stipulata tra Dio e l'uomo fin dalle origini, passata attraverso la redenzione della colpa, e che, nel tempo, si va compiendo.
Per capire l'eucaristia, interroghiamo la parabola del pane.

  • Il pane, che profuma sulle nostre mense, ci fa chiedere:
    "Da dove viene?".
    La risposta suppone che ci sia stato un inizio, che ci sia stato un atto creativo, che ci sia stata la nascita del seme (prodigio tra i prodigi che la scienza da sola non può spiegare), che ci sia stata una terra che lo ha accolto, fatto nascere, crescere e diventare frumento.
    Il frumento, a sua volta, chiede di essere raccolto, essicato, macinato e fatto diventare farina.
    La farina, unita ad altri ingredienti, oltre a tanti usi, diventa quel pane che sta sopra le nostre tavole,
  • La parabola del pane ci aiuta a capire l'eucaristia.
    L'eucaristia realizza qui e ora, sulla mensa dell'altare, quanto disse Gesù, agli uditori sbalorditi, che gli chiedevano una perenne moltiplicazione del pane. Disse loro e a noi: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita". E, riferendosi a se stesso, concluse quell'altissimo, difficile, ma necessario discorso, che apre a noi l'autostrada della fede, dicendo: "Io sono il pane vivo. Chi mangia questo pane vivrà in eterno".

Solo Gesù ci fa capire l'eucaristia.
Ma l'eucaristia, una volta accolta, diventa la via per capire Gesù, ripercorrendo la parabola del pane. Per relizzare il suo progetto di salvezza nei confronti dell'umanità, Dio scelse di farsi nostro cibo e nostra bevanda.
Percorse tutte le tappe della parabola del pane.
Qualsiasi sia la strada che la scienza scoprirà per spiegare l'inizio dal nulla di quanto esiste nei cieli e sulla terra, resta pur sempre vero che il vasaio che plasmò il creato dal nulla, già esisteva, era unico ed aveva il potere di dire sul nulla: "Sia la luce!".
Quel divino vasaio divenne anche il divino agricoltore che offrì una terra che permise al seme divino di nascere, crescere, diventare frumento, lasciarsi immolare, per farsi pane di vita eterna.
L'agricoltore è Dio Padre e il seme il figlio Suo e nostro, Gesù Cristo. Macinato sulla croce, divenne eucaristia, pane di vita eterna.
Nell'istituirla, Gesù, con il potere di Colui che disse "Sia la luce", sul pane proclamò: "Prendete, questo è il mio corpo" e così è!
Tra poco rinnoveremo questo mistero, in forza di quel potere sacerdotale che Gesù, sommo, unico ed eterno sacerdote, conferì agli apostoli, dicendo: "Fate questo in memoria di me". "Se non mangiate la carne del figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita", ci dice Gesù, fattosi cibo.
Chi mangia questo pane eucaristico, realmente si ciba di Gesù.
Ma l'assimilazione rispetta la legge del più forte.
Se il cibo normale diventa la nostra carne, chi si ciba dell'eucaristia diventa corpo di Cristo.
Viene così raggiunto lo scopo del progetto di Dio: fare di noi, attraverso suo figlio, una famiglia di figli suoi. Non solo nell'immaginazione, bensì realmente. Mistero della fede!

Il parroco: don Rinaldo Sommacal