Omelie

Omelia del 3 maggio 2009 - Pasqua IV

 

PASQUA IV - ANNO B - 2009
  1. L"apostolo Giovanni, il prediletto di Gesù, ci fa capire che, fin dall'eternità, noi, persone umane, altrimenti destinate alla morte, siamo stati chiamati, dall"amore di Dio, a diventare, e realmente, suoi "figli". E' un mistero, ma terribilmente affascinante!
    I figli, infatti, sono della stessa natura del Padre: se figli, eredi; se eredi, destinati al possesso dello stesso patrimonio divino che è la condivisione di quello che Dio è, perché Dio è il paradiso. Continua l'Apostolo: "fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato...; quando si sarà manifestato, ...lo vedremo così come egli è". Cosa chiedere di più! A chi rivolge questo discorso Giovanni?
    A tutti gli uomini, in particolare a quanti, conoscendo Gesù e seguendolo con una radicale scelta di vita, sono già molto avanti nella comprensione di questa rivelazione, in parte chiara, nella parte più sublime riposta nell'al di là, per una inesauribile novità.
    Oggi siamo invitati a fare una vera e propria professione di fede, che diventa una vera e propria scelta di campo: scegliere liberamente e coscientemente di essere e di diventare quello che, con la nascita naturale e la rinascita soprannaturale, siamo, cioè persone umane, elevate alla natura di figli di Dio.
  2. L'apostolo Pietro ci ricorda che, prima di Cristo, noi eravamo simili a quello storpio che egli incontrò sulla strada che portava al tempio di Gerusalemme.
    Gli chiese l'elemosina. Pietro, povero di denaro, ma immedesimato in Cristo Gesù, gli disse:"Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, ti dico, alzati e cammina".
    Quegli guarì e riempì la Città santa di grida di giubilo e di lode.
    Un miracolo significativo. Segno di che cosa?
    Di quello che ci capita se noi, nell'intimo di noi stessi, là dove albergano i pensieri, le riflessioni, i ragionamenti, le scelte, accogliamo Gesù e lo facciamo diventare liberamente e coscientemente la pietra d'angolo su cui fondare la nostra vita sia individuale che comunitaria.
    Non c'è dubbio che, moralmente parlando, ognuno di noi è un malato, a volte grave, perfino mortale. Non parlo delle malattie fisiche. Anche di queste, però, si prende cura Gesù, che, per sollevare chi è malato nel corpo, ha istituito un sacramento di guarigione. Dice l'apostolo Giacomo:"Chi è malto chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato. IL Signore lo rialzerà e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati". Se Gesù ha così a cuore le sorti del nostro corpo mortale, quanto più gli preme la nostra anima immortale.
  3. Ed è questo il messaggio numero uno che ci viene dalla pagina del vangelo dove Gesù si presenta a noi con il nome profetico del "pastore buono" che dà la sua vita per le pecore. Rivolge a noi due chiamate:
    • la prima ad essere una docile pecorella che, avendo avuto la fortuna di aver incontrato il vero pastore, lo ascolta, lo sceglie, lo segue, lo ama, gli obbedisce, non lo lascierà mai;
    • la seconda è quella di capire che Gesù, asceso al cielo visibilmente, oggi si rende nuovamente visibile proprio attaverso di noi.
    La sequela di Gesù ci fa passare velocemente dalla natura della pecorella che ha sempre e sempre più bisogno di seguire Gesù, alla natura del pastore che si prende cura degli altri e viceversa.
    Con il battesimo Gesù dona a tutti i suoi stessi poteri, tra i quali quello di predicare il suo vangelo, di edificare il suo regno e di rinnovare il suo sacrificio sacerdotale con il quale Egli ha purificato e santificato l'umanità e l'intero creato.
    Aspirazione primaria è quella che tutti sappiamo fare della loro vita una scelta in Cristo.
    Tra le scelte in Cristo, predomina quella del matrimonio.
    Non venga meno, però, quella della vita totalmente consacrata a Dio in Cristo e che ritorna alla comunità con la qualifica del Buon Pastore, sempre capace di amare così tanto da dare la sua vita per le sue pecorelle.
    Chi sceglie la vita consacrata, altro non fa che incarnare la missione di Cristo il pastore buono del gregge. Preghiamo per le vocazioni.

Il parroco: don Rinaldo Sommacal