Omelie
Omelia del 16 novembre 2008 - Per Anno XXXII
XXXIII PER ANNO - ANNO A - 2008
Vangelo e Libro dei Proverbi ci interrogano sull'uso che facciamo dei doni ricevuti, in vista del giudizio finale, ma con una differenza sostanziale:
mentre Gesù ci chiede conto dei doni che ognuno di noi, uomo o donna, ha ricevuto, il Libro dei Proverbi, invece, eleva un inno alla donna, vista come dono in sé, non un usa e getta, indispensabile per la vita dell'uomo sulla terra. Cosa abbiamo fatto di questo dono?
- La donna.
Racconta Genesi: "Il Signore disse: "Non è bene che l'uomo sia solo. Voglio fargli un aiuto che gli corrisponda. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore formò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo".
La specie umana non sarebbe più tale se mancasse uno dei due protagonisti o venisse manipolato: o l'uomo o la donna. Giacché Dio, purissimo spirito, volle l'uomo a sua immagine, nel maschio e nella femmina dobbiamo saper scoprire l'immagine di Dio. Adamo sarà l'immagine della virilità di Dio e Eva ne svelerà la femminilità. La vocazione posta nell'uomo e nella donna da Dio è quella di diventare tra loro "una sola carne". La realizzata armonia tra uomo e donna, che porta all'unità, ci fa capire che Dio è Uno, pur essendo Padre e Figlio e Spirito Santo.
Ad unire l'uomo e la donna non può essere solo un patto di convenienza, quasi a difesa dei diritti individuali in perenne conflitto tra loro.
Quello che Dio chiede tra uomo e donna è la complementarietà che fa sì che l'uomo sia sempre pronto a essere "costola" che si dona, ma con l'insopprimibile bisogno che la donna gli ritorni in corpo.
In altre parole: uomo e donna, pari in natura, sono essenzialmente complementari e si realizzano solo se diventano uno dono all'altra.
L'inno alla donna udito oggi è Parola di Dio.
E' Dio stesso che guarda con compiacimento alla donna.
Ne loda le apparenze che sono un florilegio della bellezza, ma avverte che le apparenze sono fugaci e destinate ad essere consumate dalle fatiche, dalle malattie, dall'età. Sì alla bellezza, ma non solo. Dio elogia nella donna soprattutto quelle virtù che portano il femminile ad essere co-protagonista sia della vita della singola donna, sia delle sorti dell'uomo, della famiglia, della società, dell'economia, della cultura, della spiritualità, anche della politica, se intesa come il supremo governo temporale della Città. - Stranamente questo inno alla donna viene cantato dalla Chiesa nella penultima domenica dell'anno liturgico, quando tutto parla di fine dei tempi, di giudizio, di premio e di castigo, di timore e tremore per la nostra sorte individuale, ecc.
- Come Dio ci chiederà conto, fino al centesimo, dell'uso che abbiamo fatto dei doni che ci ha consegnati gratuitamente con la vita, sia come individui che come specie umana,
- così chiederà a tutta l'umanità che cosa ha fatto del dono "donna". Adamo ha confidato in lei? le ha permesso di essere quello che Dio voleva che fosse e quello che la sua natura richiedeva o ha abusato di lei su tutti o su più fronti?
La donna, se si appropria della femminilità di Dio, se è capace a sua volta di diventare quello che Dio le chiede, certamente farà rinascere l'intera specie umana che, umiliando la donna, ha ferito se stessa ed ha intralciato, ritardato, danneggiato la strada del progresso civile. Dio chiederà conto a tutti, specialmente alle istituzioni:"Che avete fatto del "dono donna"?
Ma anche alla donna chiederà: "Hai saputo essere nel mondo l'immagine della mia femminilità? Io, fonte sempre nuova della vita per amore, ho posto in te la forza di quella fecondità che porterà la specie umana ad essere sempre più simile a me!".
Il parroco: don Rinaldo Sommacal