Omelie

Omelia del 26 ottobre 2008 - Per Anno XXX

PER ANNO XXX - ANNO A - 2008

Il fiume porta al mare sia le acque pure della sorgente, come le acque dei vari affluenti e anche le eventuali discariche più o meno abusive ed inquinanti, incrociate lungo il percorso.
L'immagine ci aiuta ad avvicinare e comprendere le tre letture odierne.
Il vangelo di oggi è la volontà di Dio giunta nella sua pienezza all'umanità e codificata nel "grande comandamento" dell'amore.
L'apostolo Paolo guida le Chiese locali a confluire, con l'aiuto dello Spirito Santo, entro il medesimo fiume della Parola di Dio.
Esodo, invece, risale alle sorgenti della rivelazione di Dio agli uomini, in particolare ad Israele, umanità che esce rigenerata dalla Parola di Dio come il fiume dalla sua pura sorgente.
Dalla bocca di Dio, nostra sorgente, escono parole così nitide e, in modo impressionante, attuali, che non possono non farsi rilegge, centellinare, meditare, per una comprensione e una conseguente legislazione non di parte, ma universale e salvifica.

  1. La carta magna, che sintetizza tutta la volontà di Dio nel creare l'universo ed i suoi abitanti dal nulla, (prescindendo dal come che spetta alla scienza scoprire), è li, proclamata da Dio stesso nella persona del figlio suo Gesù al suo interlocutore smaliziato: "Questo è il grande e primo comandamento: amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Poi, senza interruzione di continuità, Gesù aggiunge: "Amerai il prossimo tuo come te stesso".
    Ogni nostra parola umana, detta per spiegare questa Parola di Dio, è superflua, persino dannosa. Rischia di velare, più che svelare la lucentezza della carta costituzione della religione rivelata da Dio al popolo ebreo prima, ora fatta conoscere al mondo intero per mezzo di Gesù Cristo, che chiede a chi lo accoglie di predicarlo fino agli estremi confini della terra.
    La Chiesa ha fatto, fa e farà suo questo comandamento.
    Ma esso non si esaurisce entro i confini della Chiesa.
    La legge dell'amore, che è stato il motivo unico per cui Dio ha creato l'universo e, nell'universo, noi uomini, deve diventare il cuore di ogni cultura e la trama su cui si muove l'ordito di ogni istituzione sia religiosa che sociale, economica e politica.
  2. Ed ecco la sconcertante attualità del brano tratto dal libro dell'Esodo, che racconta la liberazione dalla schiavitù del popolo di Dio e dell'incontro che il popolo ebbe con il suo Dio nel deserto del Sinai. E' la codificazione della legge dell'amore.
    Dio parla al suo popolo. Israele ha una storia emblematica:
    per professione fu un popolo nomade;
    per necessità di sopravvivenza dovette emigrare in Egitto;
    per vocazione cercò una terra promessa dove porre stabile dimora.
    Quando sarà popolo radicato in un preciso territorio, non dovrà dimenticare che fu un popolo nomade e un popolo di emigranti.
    Invece, raggiunta la terra promessa, Israele fu tentato di arroccarsi, difendersi, diventare razza pura, respingendo gli stranieri come degli indesiderati o cacciando gli immigrati.
    Dio invece ordina al suo popolo: "Non molesterai il forestiero, né l'opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d'Egitto".
    Il rapporto tra i popoli è da sempre un problema e per sempre lo sarà. Per noi cristiani queste parole di Dio sono oggi in cattedra più che mai e devono essere da tutti ascoltate, mediate ed accolte.
    In particolare noi italiani dobbiamo ricordare due verità storiche:
    che siamo un popolo multietnico; i nostri padri in gran parte vennero da fuori, attraverso tante invasioni. Di chi siamo figli?
    Noi lombardo-veneti certamente di popoli immigrati.
    Qualche decennio fa, al termine della seconda guerra mondiale, fummo un popolo di emigranti ed abbiamo conosciuto la dura legge del cercare lavoro all'estero e dell'essere sopportati come stranieri.
    No a leggi razziste; certamente saggezza e fermezza nell'affrontare l'impressionante fenomeno della immigrazione;
    soprattutto se cristiani, mai leggi che hanno per anima la durezza del cuore ed il primato degli interessi temporali.
    Dobbiamo purificare tutte le nostre spicciole culture e le susseguenti leggi della vita sociale alla luce del comandamento che dice, sia a chi viene e sia a chi accoglie: "amerai il prossimo tuo come te stesso". Ci si ama se si ama.

Il Parroco: don Rinaldo Sommacal