Omelie
Omelia del 19 ottobre 2008 - Per Anno XXIX
PER ANNO XXIX - ANNO A - 2008
- Il Dio di Isaia chiama in causa Ciro, un re pagano che con il suo buon governo porta alla liberazione Israele, da anni schiavo in Babilonia. Gesù Cristo, il Dio di Isaia fatto uomo, chiede a noi l'obbedienza a Cesare nell'esercizio dei suoi legittimi poteri.
Per chi crede nel Dio di Abramo, nel Dio di Mosè, nel Dio di Gesù Cristo, cioè nell'unico vero Dio, è evidente che Dio governa, da legittimo padrone e signore, l'universo e tutti i suoi abitanti e nei modi i più impensati, anche attraverso di noi.
E' la pura verità, perciò diamo a Dio quel che è di Dio.
Ciro, governando con i suoi saggi principi, non sa di compiere la volontà di Dio. Ma Dio ben lo sa e loda l'incredulo, ma retto Ciro.
Cesare, che ottempera con giustizia ed equità, ai suoi doveri istituzionali, creda o non creda in Dio, altro non fa che esercitare autonomamente, per il bene comune, una autorità che, attraverso democratici passaggi, viene da Dio e a Dio porta.
Quello che diciamo di Ciro e di Cesare, cioè dei vertici del potere terreno, in mille altri modi si addice ad ognuno di noi.
Tutti siamo presi per mano da Dio che ci partecipa la sua regalità.
Dio ha una grande stima di ognuno di noi e ci chiama per nome.
Ciascuno di noi riceve da Dio il potere e il comando di prendere per mano il suo prossimo.
A sua volta il nostro prossimo deve tenderci la desta, in pace.
Nessuno è così inutile da non essere una presenza della provvidenza, per una missione, più o meno nascosta, da compiere.
Questa è la visione positiva della universale provvidenza del Dio di Isaia, del Dio di Gesù Cristo, del nostro Dio che, anche per mezzo nostro, sorregge e governa il mondo. - Solo la malizia dei farisei, cioè solo la malafede di chi vuole costruirsi un dio a sua immagine e somiglianza, per indurre una persona o un movimento, o un potere, o una cultura, o una qualsiasi altra organizzazione, ad approfittare dei doni ricevuti da Dio per il bene di tutti e orientarli verso quel regno delle tenebre che è l'industria del male, a volte spaventosamente abile, può ricondurre in schiavitù gli uomini, mettendoli uno contro l'altro e tutti contro Dio.
- Qui si rende necessaria una luce, una pista, una guida che ci prenda per mano e ci porti a quei traguardi a cui il Dio di Isaia condusse Ciro: "ti ho chiamato per nome; ti ho dato un titolo...".
Dio è il Dio di ciascuno, anche se quel tale non conosce Dio.
Dio ci chiama per nome, non ci confonde e ci assegna quel titolo che ognuno si è conquistato con il suo responsabile agire onesto.
Gesù Cristo, con la sua venuta, predicazione, passione, morte e risurrezione, ha realizzato i messaggi messianici di Isaia.
Paolo, il predicatore numero uno del vangelo di Gesù Cristo, ci dice: presa coscienza di Dio e del Dio vero, fattosi visibile in Gesù, dobbiamo prendere per mano i fratelli nel bisogno.
Scrive ai cristiani d Tessalonica: "Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle preghiere e tenendovi sempre presenti...".
Ecco i compiti principali del vero cristiano:
primo, dare il primato all'annuncio missionario del vangelo;
secondo, prendere per mano i nostri fratelli, sia quelli ben presenti, perché vicini, visibili, consanguinei, colleghi nella vita di comunità, sia i lontani.
Se vogliamo essere veri cristiani dobbiamo essere quotidianamente i missionari del vangelo della condivisione, per amore. Proposito di noi pastori, ad esempio, è anche questo: salire l'altare quotidianamente, per celebrare la santa messa, mai da soli, ma a nome di tutti, partendo da coloro che la Chiesa ci ha affidati, di quanti hanno la nostra stessa fede, di quanti hanno la nostra stessa natura umana, dei vivi e dei defunti; avere a cuore anche la salvaguardia del creato e saper amare con sentimenti di perdono, quanti ci sono contro, per qualsiasi motivo, anche religioso.
Dio si fa raggiungere anche attraverso i grandi sistemi filosofici, ma di solito non bastano. Credere in Dio sta nel lasciarsi prendere per mano da Dio, come i bambini da mamma e papà. In fatto di fede, la strada della sapienza del cuore batte quella della pura speculazione. Credere diventa amare. Chi ama Dio, cresce anche nella fede.
Il Parroco: don Rinaldo Sommacal